L’immagine del trittico ci riporta immediatamente all’arte, sovente a quella religiosa dov’è tali opere erano esposte (spesso senza la parte centrale) nelle funzioni religiose.
In questo caso tre sono stati i lavori di Steve Von Till, qui attivo come Harvestman che questo anno ha voluto legare da questa storia.
La scelta è stata quella di ricollegarsi ai riti più antichi, facendo uscire ogni episodio in concomitanza delle tre lune piene del 2024, connettendosi alle energie antiche, megalitiche come dalle splendide grafiche dei dischi di Henry Hablak.
Part One
La musica, nel primo capitolo, è pura psichedelia oscura. Si avvicina in apertura alla scena più cosmica ed estatica della Germania che fu per poi stirarsi nelle acustiche più adombrate che hanno dato lustro al leader dei Neurosis nel suo percorso solista, in maniera maggiormente dilatata e sommessa più che oscura. Il mood è notturno e le note ci avvisano della presenza di un altro grande musicista della psichedelica più tormentata, quell’Al Cisneros che con gli On ha lasciato segni indelebili. Vocali giunti chissà da dove, un pianoforte che dona un manto di pathos quasi Give Your Heart to the Hawk fosse un lungo flashback che si riaffaccia. Coma dura quattro minuti ma sembra un intermezzo che prepara ad una scarica d’energia.
Ancora Psilosynth ma con un Harvest Dub che ricopre di bulbi ed infiorescenze il selciato, Adrian Sherwood come riferimento esplicito e la luna del 23 aprile che letteralmente pulsa. Lande oscure e desolate per bonificare pianeti lontani e tetre derive dark ambient, mentre le cornamuse trattate di Mare and Foal chiudono al meglio la prima parte di questo Tryptic.
Part Two
The Hag of Beara vs. The Poet si ricollega alle credenze celtiche, con la presenza di una Cailleach che porta l’inverno sul territorio e che probabilmente inizia nella stagione estiva già a portare il suo influsso verso il resto dell’anno. I vocali sembrano letture magiche che ben si sposano con tutti gli artwork e ci portano ancora una volta dentro l’incantesimo. Con the Falconer siamo in pieno spazio meditativo nel quale voliamo, cambiando ruolo fra guida e rapace, librandoci ad occhi chiusi fino a Damascus, dove aire speziate e mediorientali ci fanno danzare fra ori e pece. Ancora una volta dub, ancor più pesante che nel primo capitolo, qui per The Hag of Beara vs. the Poet, a buttarci nei crepacci delle scogliere irlandesi. Con Vapour Phase si vibra su quelle che sembrano essere onde metalliche, mentre Galvanized and Torn Open è un western apertissimo che potrebbe appartenere agli Earth di Dylan Carlson e che nel suo svolgersi va a lambire margini ambient e e post-rock lontanissimi all’orizzonte. Suonano quasi a festa gli strumenti per l’ultima ingiusta incarcerazione ma feedback e Larsen lasciano speranza che il tutto sia prodromo a liberazione o rivolta, per la quale, ahimé, toccherà aspettare la terza parte del racconto.
Parte Three
Non esistono figure retoriche o metafore per chiudere un triangolo od un trittico ma giunti a questo punto, con Harvestman credo si debbano mettere in chiaro alcune considerazioni. L’ideazione, la creazione e la fruizione di un’opera musicale in più fasi ha mille variabili, ovvero tutto ciò che comporta il non essere Steve Von Still. L’aver ascoltato triptych in un periodo tutto sommato ravvicinato credo possa averci fatto perdere qualcosa della sua aura. Anche la terza parte si mostra nel pieno solco delle prime sue, atmosfere dilatate e tetre, rincalzi dub, l’impressione di percepire una dedizione ed un tentativo di connettersi ad altre energie. Snow Spirits ci trascina in un mondo dove i nativi e gli antichi pativano le forze della natura unendo suoni sintetici ed acustici in un’onda che mette i brividi, poi le parole di Ezra Pound calate in un’oscurità che le rendono puro suono sciamanico. Diversi gli ospiti di passaggio, gente altrettanto oscura che prende parte al rito, colorando di lirismo ancestrale il terzo remix dub della serie, per Clouds are relatives, giocando con i silenzi ci portano quasi ad una visione, o forse sono soltanto le nubi che si muovono nel cielo offrendoci nuovi scenari, nei quali ritornano i bassi vaporosi. In The Absolute Nature Of Light entriamo quasi in canoni new age mentre Herne’s Oak scuote la flora, mischiando ancora una volta tradizione e sintetizzatori in un’interpretazione cosmica che trasporta i Tangerine Dream in una selva oscura. Le cornamuse di Cumha Uisdean sono il miglior viatico per concludere un trittico personale e magnetico, da sorbire nelle fredde giornate estive con il giusto corredo idro-alimentare.