La spina dorsale della band di Capossela dà forma a questo interessantissimo progetto “cinematico e sognante” (mai termine fu più appropriato) che ha davvero poco a che spartire con il celebre autore di Ovunque Proteggi. Emblematicamente anzi, le note di ogni singolo brano dei Guano Padano sono descritte con minuzia e passione proprio da Joey Burns, mente di Calexico e costola di Giant Sand. E’ evidente che Alessandro Stefana e Zeno De Rossi siano follemente innamorati di quel tipo di rock da frontiera (e chi obbiettivamente non lo è?), perfino di quello immaginario di Morricone, tanto da scritturare “il fischiatore” di tanti spaghetti Alessandro Alessandroni. Un kermesse di rock lisergico quindi, da Ry Cooder ad Howie Gelb, passando attraverso un Hank Williams alla pummarola (magnifica interpretazione di Bobby Solo in Ramblin Man) fino alle porte del surf più negligente e scalcinato. Un disco che ha un milione di cose da dire, forse troppe. Esattamente come per Il Pan Del Diavolo è l’ennesimo viaggio nell’interpretazione del rock americano più tradizionale. L’unica differenza con il duo siciliano è che in questo caso percepiamo l’odore di un side project, magistrale ed impeccabile in pensieri e sviluppi, ma pur sempre generato e maturato senza una vera urgenza espressiva. Un disco che non è percosso dal “diavolo dei boschi” parafrasando i Gun Club. Colonna sonora perfetta se a Muccino girasse per la testa di fare un western.