Golem Mecanique, artigiana dell’archeologia

Il prossimo fine settimana sarà finalmente il momento di Chiasso means Noise, festival alla sua seconda edizione che porterà nella cittadina di confine fermento e sconquasso. Casualmente, una delle artiste che si esibirà alle interno di questo festival ci era stata segnalata con un suo album in uscita, Siamo Tutti in Pericolo per Ideological Organ. Si tratta di Karen Jebane, meglio conosciuta come Golem Mecanique, con la quale ci siamo scambiati qualche considerazione via mail in attesa di vederla dal vivo!

Salve Karen! Suoni come Golem Mecanique da circa 20 anni, ma per la maggior parte del pubblico che ti ascolterà a Chiasso Means Noise domani sera credo sarai una novità ed una sorpresa. Ti ho incontrata qualche settimana fa ricevendo in ascolto il tuo ultimo disco Siamo tutti in pericolo, rimanendone incantato.
Ma se dovessi presentarti ad un pubblico che tipo di informazioni sceglieresti di condividere, potendo farlo?

Sono una musicista sperimentale focalizzata sul progetto Golem di costruzione architettonica di una chiesa mistica ed oscura! Niente di meno haha! Ho sperimentato differenti strumenti e tecniche come registratori a nastro e field recordings e da dieci anni utilizzo un set semplice e minimalista che comprende la mia voce ed un hurdy gurdy processato elettricamente. Guida la mia musica attraverso drones oscuri e masse illimitate.

Qual’è la tua prima memoria musicale? Quando hai deciso di utilizzare il suono come medium espressivo e cos’è, a tuo parere, il noise in musica e nella composizione?

Ho diverse emozioni musicali legate alla mia infanzia: il giorno nel quale scoprii Kate Bush da bambina, l’opera, la musica classica. La musica è sempre stata nella mia vita. I miei genitori erano molto coinvolti nell’ ascoltare musica ogni giorno quindi mi sono immersa in diversi generi musicali.
Credo di aver deciso di addentrarmi nel campo musicale non appena capii di poter cantare! Fu una rivelazione perché era difficile pensare di poter pagare delle lezioni per imparare a suonare uno strumento.
Mi sarebbe piaciuto suonare il violino ma era troppo dispendioso per la mia famiglia…ma scoprendo di poter cantare fu così facile! Ero io stessa lo strumento!
Sul noise credo di decifrarlo tramite il visore della mia pratica black metal. Credo che questo concetto di noise sia il concetto di collera e di resistenza. Il noise è il mare del caos. Non un muro ma una fortezza intera. Non sono dentro la pratica noise come Vomir o Pharmakon ma integro la mia via al noise tramite il brutalismo dei miei drones oscuri.

Cercando informazioni su di te online o spesso trovato musicisti e produttori riferirsi a te inserendoti in un contesto di povertà di mezzi, follia, quasi un’espressivita che si libera nell’utilizzo minimale di strumenti e filtri. Quali sono state le scelte artistiche e stilistiche che ti hanno caratterizzato?

Non mi sono mai realmente curata delle mie scelte artistiche o stilistiche. Sono semplicemente me stessa. Credo di aver scelto la via più poetica ed onesta per riflettermi in musica. Sono autodidatta e mi sono adattata con quel che ho potuto avere. I registratori a nastro sono fantastici perché un nastro è un libro che ti può raccontare centinaia di storie. Nutre la mia via poetica di comporre ed utilizzare la mia voce. L’hurdy gurdy mi spinge verso una via minimalistica ma densa e potente!

Il Golem è una figura che nei secoli si è mossa fra due estremi: il servitore fedele, forte ed obbediente e la creatura blasfema, creata fuori dal volere divino. Cosa rappresenta per te? Come entra la tua drone box in questa dicotomia? Qual è lo strumento e quale il musicista?

Il Golem è sempre stata la mia fiaba preferita ed è diventato il mio alias, il mio altare. Mi protegge, mi nutre, mi fa crescere. A volte penso a qualcosa che arrivi dal mondo spirituale per governare il mondo e questo concetto mi aiuta ad insistere. Io sono il Golem. Ognuno ha bisogno del suo Golem. Karen è diventata quel tipo di mostro che gode nel diffondere l’oscurità haha!
Come ho gà detto la drone box ha dato una nuova via al Golem. Con i registratori a nastro ero un Golem poetico. Con i drones oscuri sono un Golem massiccio, un drones dal quale non puoi scappare e che ti spinge nel tuo subconscio. È la nuova forza di questa creatura sonora.

Spesso i tuoi brani sono tappeti oscuri sotto ai quali tutto può succedere, intrappolando ed ipnotizzando gli ascoltatori. Come si trasforma questa visione dal vivo? L’esibizione prende il sopravvento sul repertorio o rimani fedele alla tua idea di rappresentazione?

Repertorio ed esibizione sono legati. Ho sempre preparato un disco prima delle esibizioni. Poi tutto quello che ho messo nell’album viene riscritto dal vivo. Non sono un’improvvisatrice, potrei farlo facilmente con i miei strumenti ma preferisco raccontare una storia, una storia che ho conservato nella mia testa per gli altri. A volte bisogna uscire dai propri spazi. Voglio avere il controllo, sia su disco che dal vivo di come i racconti oscuri che amo colpiscano la mente di qualcuno.

In Siamo Tutti in Pericolo la figura di Pier Paolo Pasolini è forte senza essere preponderante o fagocitante. È un tributo, un’elaborazione od una ricerca sull’autore?

È tutto questo. Pasolini è un profeta. Un poeta. Una maledizione. E questo disco è il mio incantesimo, il mio funerale, il mio dolore.
I brani sono visioni, visioni personali sulla sua opera, i suoi paesaggi, i suoi percorsi.
La mia musica è sempre legata alla letteratura ed all’arte. Ho composto dischi su Dante Alighieri, Edgar Allan Poe, Mishima, Maya Deren. Persone che mi hanno nutrito più di quanto potessero e per le quali ho sempre avuto l’urgenza, il desiderio di ringraziarle.


Golem Mecanique – Teorema

A Chiasso sarai inserita in un festival e ti esibirai con altri artisti, nello specifico Chuchchepati Orchestra, Ciro Vitiello, Hanna Heartbreak & Nikko. Quanto è importante l’incontro, la conoscenza ed il mutuo interesse fra artisti nel campo della musica sperimentale? Sono occasioni intriganti per te oppure sei più focalizzata sulla tua performance e sul tuo pubblico?

Condividere esperienze, incontrare persone della nostra famiglia musicale è essenziale! Non puoi evolvere senza conoscere, senza ascoltare altri musicisti! Ho creato la mia piccola tape label, Titania Tapes proprio per promuovere la musica di altri, per spandere il Vangelo di altri musicisti! È molto importante rendere queste pratiche ancora più visibili! Suonare nei festival è un’altra esperienza ancora, considerando che parte del pubblico è creata da musicisti, interessante perché si interagisce realmente con ciò che succede!

Titania Tapes

Chiasso means Noise. Cos’è il noise per Karen Jebane? Cos’è il suono?

Il suono è l’invisibile che diventa un sentiero. Noise è un bastione. L’espressione del caos è sempre rivelatoria.
Siamo le anonime artigiane ed artigiani della futura archeologia. È la nostra ricompensa. Diventeremo eterni.

Grazie mille per tutto Karen!

Grazie mille a te! Impaziente di arrivare a Chiasso!