Giustino di Gregorio – Progetto numero 4 (autoprodotto, 2001)

Rewind.
è il 2001.
Su queste pagine il secondo album di Geoff Farina, già leader dei Karate, spezza il cuore di Federico Tixi. La recensione di Acre Thrills degli Us Maple a cura di Pasquale Boffoli a parere del Pornostar (in zona commenti) aveva una discrepanza notevole fra l’entusiasmo dello scritto e le tre stelline aggiudicate, mentre the Director’s Cut dei Fantomas già aveva le stime del capolavoro e probabile disco dell’anno. Giustino di Gregorio da anni ormai sta portando avanti il suo progetto Sprut, monicker che si trasformerà in titolo e che lo accompagnerà per lungo tempo, grazie prima alle uscite sulla Goodbye Boozy del fratello, poi per la Snowdonia, finendo addirittura sulla Tzadik di John Zorn. è in quell’anno che Progetto numero 4 viene ultimato, disco che non vedrà mai la luce per esprimersi in forma digitale quest’anno, 2024.
Siam lieti di poterne essere portale come Sodapop, visto e considerato come il lavoro di Giustino di Gregorio sia a mio parere uno dei più intensi della mia carriera di ascoltatore. Progetto numero 4 è composto da livelli di suono che si accavallano, riuscendo a trovare un’inusuale aria melodica orecchiabile e fruibile, nella sobria miscelazione delle fonti sonore. è un disco dove i sapori del flamenco si mischiano al western, quasi un panorama in bottiglia che si aziona muovendola piano e trasportandoci in un piano di sognante ed irreale realtà. Così La chitarra di Tenco mischia Ennio Morricone ed i Thievery Corporation, mentre la successiva Miss Credenza dissecca le corde dello strumento inserendola in un astratto fraseggio jazz puntellato da una batteria assassina. Par di vederlo Giustino, mad doctor a pescare da sacchi impoveriti spartiti e stralci musicali, per poi cucirli insieme mormorando formule magiche dialettali fino a comporre l’ennesimo capolavoro. Una sarabanda di suoni che ci portando attraverso cocktail furiosi, giungle e piazze, nebbie, ricordi ed oblio.
Un disco bizzarro, in linea con il precedente ma che riesce a mantenere le sue fonti in un’atmosfera rarefatta, sognante e briosa. Potrebbe scomparire per trent’anni prima di proporci altro Giustino di Gregorio, forse sarà l’ultimo suo disco che ascolteremo, chi lo sa, resta il fato che suona stupendo nel 2024 al primo ascolto com Elo sarebbe stato nel 2001. orgogliosamente fuori dal tempo, dagli schemi, dai trend imperanti.
Una chicca.