Girl Talk – Night Ripper (Illegal Art, 2006)

Quando ci sei dentro non puoi più scappare. A volte la musica è il nostro stupido e frenetico amore per i catchy riffs o quei giretti che ti rimangono appiccicati in testa per settimane. Poi, magari, si nascondono per tre o quattro anni da qualche parte e ti svegli una mattina ed eccoti a canticchiarli sorseggiando il caffè o levando il blocco al motorino.
Come funzioni il cervello neanche lo so. Come funzionino le mie sinapsi e come recuperino e immagazzinino queste inutili informazioni nei meandri della mia materia grigia neanche mi interessa tanto. Ma se dovessi trovarmi a descriverla, probabilmente userei un mix di Gregg Gillis, aka Girl Talk, come sottofondo. Perchè alla fine, delle canzoni, ci ricordiamo proprio solo quei brandelli, tutti quei giretti appunto, mica le complesse strutture o i testi, per profondi che siano. Se concentrate il meglio e il peggio di quello che avete ascoltato se avete tra i venticinque e i trentacinque anni, il risultato sarà un mash up di bastard pop quasi perfetto, come questo. Con una percentuale di grunge e brit pop d’annata (dagli Smashing Pumpkins ai Verve passando per i Pixies) che fa da sfondo alle più splendenti boiate r’n’b recenti da Britney a Gwen a Mariah… Inutile perdersi nei meandri delle citazioni, nel minimale booklet del cd trovate tutti i riferimenti, quasi loop per loop. Il disco viene bene, quindi, per le vostre gare di “spotta l’intruso”, per il “quanto basso riesci ad andare”, “indovina chi” e altri giochi di società da fare con il vostro wikipedia/scaruffario preferito tanto quanto se viene usato come entusiasmante base per le feste in cui volete far finta di mixare ma in realtà c’avete solo mira di svizzerare più tipe possibile. La critica minima è che, tolta la base più storica che fa parte del DNA dell’ascoltatore medio di musica anglofona alternativa, il resto rimane troppo legato alla produzione pop del momento che, per ovvi motivi, diventerà materiale obsoleto in tempo zero. L’unica è rimanere attaccati al campionatore di Girl Talk, che peraltro pare faccia anche dei live bomba, seguendolo nel suo labirintico ricettacolo di suoni sfasciati da ricomporre in forme nuove.