Giancarlo Toniutti/Deison/Massimo Toniutti – Due Scritti Imperfetti (13/Silentes, 2024)

Ciò che differenzia questa collaborazione del trio Toniutti/Deison/Toniutti dai mille dischi ambient fatti con lo stampino è che, fin dal primo ascolto, vi apparirà un’opera difficile, non immediatamente decifrabile, e vi spingerà ad approfondire l’ascolto (meglio se dotati di cuffie) per cercare di venirne a capo. Quasi subito coglierete il segno evidente di un’attività febbrile, dei due anni passati a scrivere, registrare, riascoltare, discutere e ricalibrare suoni e composizioni; un lavoro che si concretizza in trame intricate, suoni dissonanti, spettri di spazi vuoti e frequenze al limite della saturazione: a voi sta scoprirne e decifrarne le logiche; completare, se vorrete, i Due Scritti Imperfetti.
L’album consta di due lunghi brani – col breve e brulicante Aghi Ad Ortografia a fare da cerniera – che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro.
L’Insetto Settimanale (titolo notevolissimo!) è una sinfonia post-industriale che trasmette un senso di profonda decadenza; lo fa attraverso rumori meccanici dalle cadenze disarticolate, droni profondi, suoni concreti, stridori: tutti concorrono a disegnare uno spazio chiuso, ampio e vuoto, attraversato da un senso d’abbandono e di sgretolamento. Ma c’è anche altro: talvolta la tensione monta e ci troviamo accompagnati da un’inusuale colonna sonora, che fa emergere un aspetto narrativo non così scontato; altrove il suono si addensa e si fa pesante, prima di rarefarsi e diventare quasi impalpabile, come se delle presenze si materializzassero per poi dissolversi. Se sono solo suggestioni, sono comunque incredibilmente reali.
Il Resto Dei Vertebrati vira decisamente più sul massimalismo: qui l’impegno sta nel distinguere – nei primi venti minuti di tempesta metallica – melodie, ritmi, frammenti di suono, che corrono sottotraccia e riuscirne a godere, a discapito nel rumore imperante. Poi, a otto dalla fine, tutto comincia a scemare, finendo per perdersi nel silenzio come in una nebbia lontana.
Esempio di autentica musica di ricerca, Due Scritti Imperfetti mette in scena il dissolversi e ricomporsi delle forme sotto l’influsso delle relazioni che i tre musicisti instaurano l’uno con l’altro e con la materia sonora di volta in volta prodotta. Un dinamismo e un’apertura che ritroviamo anche l’atto della fruizione di un album che, pur dotato di una propria, spiccata personalità, non si dà mai in modo definitivo all’ascoltatore.