G.I. Joe + Nervous Kids – 11/07/08 Arci Kroen (Villafranca – VR)

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Il tempo incerto di questo weekend suggerisce di non rischiare l'allestimento del palco nel giardino dell'arci Kroen, com'era programmato e di spostare i gruppi nella sala concerti all'interno del locale. Ma se il tempo è autunnale la temperatura non lo è e all'interno l'atmosfera tropicale forse scoraggia i presenti ancor più della proposta musicale della serata. Saliranno sul palco i bolognesi Nervous Kid, seguiti dai trevigiani G.I. Joe, due fra i più rinomati paladini dell'instrumental-punk-funk-noise-core-lightningboltoniano della penisola.
I Nervous Kids tengono fede al nome: ritmi forsennati, chitarra costantemente in solo, spigolosità varie e qualche raro rallentamento, con la batteria che tace, che dà la possibilità di indugiare in riff quasi AC/DCani; ma sono brevi attimi e si ritorna a un suono sempre in bilico sul baratro del caos: una versione minimale, ma decisamente hardcore, dei Don Caballero più chiassosi. Passato lo shock compulsivo, il giochino comincia a mostrare la corda, ma dopo circa venti minuti il concerto volge al termine e non si fa in tempo ad annoiarsi. Salvati dal gong.

Il tempo di una biNKrra, due parole con gli amici e tocca agli headliner della serata.
I G.I. Joe si presentano in identica formazione, solo con il basso che sostituire la chitarra e forte è il sospetto di doversi sorbire una replica del concerto precedente, col limite che l'effetto sorpresa è svanito e i confini della noia già ampiamente erosi. Non ci andiamo troppo lontani: velocità e tecnica da vendere, con la batteria iperdinamica e il basso supereffettato che, poco distinguibile da una sei corde, macina rifferama assortito. A questa sorta di caos controllato si aggiungono minime variazioni, brevi parti dronate, qualche vocalizzo, invero non banale, che lascia sperare futuri sviluppi meno scontati.
gijMa, per ora, anche qui siamo di fronte a una musica che gira un po' su sé stessa e svanito lo stupore e l'ammirazione per cotanta perizia, resta pochino; anche i loro venti minuti passano senza il desiderio di averne di più.

A questo punto, fatte salve le indisputabili questioni di gusto, non siamo dalle parti di un Yngwie Malmsteen qualsiasi?

"Ecco, vi porto una ben triste novella, che sarà di grande dolore per il popolo tutto: l'indie rock non salverà il mondo. Votate heavy metal."

(fotografie di Rik)