Gaudenz Badrutt – Palace (Bruit, 2025)

Ho conosciuto Gaudenz Badrutt tramite Natalie Peters (splendida voce alemanna in Ticino residente), che stava cercando di trovare una data per un suo duo con Ilia Belokurov. Purtroppo non sono riuscito ad essere utile in questo caso ma il ritrovarlo fra le offerte di dense_pr mi ha innescato una curiosità consona alla sua ultima opera, Palace.

Già, il Palace, enorme e storico albergo a cinque stelle di St, Moritz, vero e proprio colpo d’occhio della località elvetica. In questa composizione in due parti, in ed out, Gaudenz miscela registrazioni di diverse epoche, oscillatori e pianoforti, Charles Ives e Fryderyk Chopin, sua figlia Greta ed un mondo intero di suoni, intuizioni e colori. Rintocchi di frequenze e lamiere entro le quali si odono tasti di piano, vibrazioni ed una solenne idea di spazio, di altrove, di apertura. Un secondo di stasi ci porta ad un’impennata spaziale fra sirene, glitches e rasoiate su toni opposti che canalizzano l’energia in una rampa di lancio vibrante. La seconda parte della pièce parte con uno soippolamento su un field recording jazz che lascia immediatamente spazio ad lentissimo decollo, sostenuto da sparuti tasti di pianoforte. Ci si lascia cullare in un viaggio spaziale, frastornati qua e là e colpiti dai versi di Greta, che interviene a spezzare il ritmo. Con composizioni così lunghe il rischio è di trovarsi di fronte a partiture discontinue ma Palace ha la capacità di dondolarci addosso, lasciandoci perennemente qualche moina, crepitio o sorpresa Qui c’è un piano che viaggia in mezzo ad un assurdo viedeogame per lunghi minuti, cucito insieme con un fare chirurgico e distorto, capace di menarci ovunque creda. Attenzione ad entrare in questo albergo, oltre ad un conto salatissimo potreste perdere anni ricercando l’uscita.