Francobeat: La musica, l’amore, il mercato ed il tempo.

Non appena mi era stato chiaro che Franco Naddei, alias Francobeat, sarebbe tornato, decisi di volerlo intervistare. MI interessava scambiare qualche parola con lui perché lo riconoscevo come artista che non avrei potuto identificare se non come pop. Musica leggera, arguta, elegante e ricercata, musica che spesso passa e ti rapisce, musica d’amore e musica che può capitarti fra le orecchie. Volevo capire se e come questa musica gravitasse intorno a questo musicista. Non posso dire di averlo capito, ma il concentrarmi sulla sua figura mi ha di sicuro dato occasione di ascoltare ancor più ed ancor meglio il suo ultimo, bellissimo album, per cui la soddisfazione è praticamente doppia.

Ciao Franco! Sono passati più di dieci anni dall’ultimo album di Francobeat e quasi venti dal tuo esordio, ma Musique Automatique risulta, come il resto della tua discografia, a stupire per il tuo sguardo pop. Cos’ê successo per farti tornare e come è stato costruire il tuo ritorno?

Beh, a riesumare Francobeat, in realtài pochi che mi giravano intorno eran felici di questa cosa, quindi mi hanno trasmesso una bella energia dopo aver cercato, insomma, sotto mentite spoglie (col solo cognome) di fare altre cose, poi alla fine…

Tu mancavi da più di dieci anni, è corretto?

Esatto, radici è del 20145 quindi sono due anni secchi sulla preparazione del disco.

Sono comunque passati anche quasi una ventina d’anni dal tuo esordio e questa cosa trovo sia ottima perchè ti ha conservato riconoscibile e fresco, per me, da ascoltare.

Oddio, fresco non so! La prendo su con molta…anzi, sono lusingato perché è sempre un cercare di schivare le regole però riconoscendole. Non so se sono riuscito a sintetizzare. Però mi viene naturale, non c’è una gran premeditazione, quindi quel poco di marchio di fabbrica può essere proprio questa incoscienza più che inconsapevoleza.


Francobeat – Se rinasco

Tornando dopo anni com’è funzionato riprendere le vesti e registrare? Un percorso personale o come sei stato accompagnato e sostenuto?

Vabbè, quando sento queste parole penso subito che il mio sostegno è innanzitutto mia moglie, che è in qualche modo anche ispiratrice di questa faccenda e l’altra persona è Gianni Perinelli con cui è nato tutto per gioco negli anni del famigerato lockdown dove noi già suonavamo insieme in duo, prevalentemente improvvisando ed ad un certo punto abbiamo iniziato a riprendere in mano i ferri perchè non riuscivamo a star fermi. Da lì la famosa da cosa nasce cosa e non c’era un marchio, non era preventivato che tutto alla fine finisse sotto la bandiera di Francobeat, è stato tutto un po’ naturale perché in più di una persona (tra cui Massimiliano Morini, che è quello che mi ha aiutato molto dal punto di vista dei testi a tirar fuori le cose un po’ più dritte) mi han detto vabbé, allora perché non farlo come Francobeat? Mi avevano convinto e quindi: “Vabbè, ci sto!”.

Sei stato più sobillato dagli altri quindi, più che avere un’idea tua principale, interessante…

Ma no, è stato uno stimolo perché il mio punto di vista poteva essere da una parte, così, mentre tutto è diventato talmente centrale che alla fine ci abbiamo messo Francobeat come facia un po’ più diretta, dai!

OK, vero che Francobeat è comunque progetto pop riconoscibile a suo modo, nel suo percorso. Per quelli che ti hanno incrociato ritrovarti semplifica di molto la fruizione rispetto al tuo nome reale od un altro monicker. In vent’anni qualche bel segno l’hai lasciato e sentirti tornare e tornare attuale è stata una bella sorpresa, per nulla scontata. Ragionando sul tuo percorso in tre dischi sei passato attraverso molte etichette discografiche, Rìbess, Snowdonia, Brutture Moderne, L’amor mio non muoe e Meraveje per quanto ho recuperato. Perché questo tuo peregrinare discografico? Curiosità, irrequietezza o c’è un’eterna trasformazione che non ti fa stare tranquillo?

Mah, non so, credo che sia proprio sopravvalutato il concetto di etichetta, in realtà le cose che sono successe son sucesse perchê in quel momento stavo vicino a delle persone affini in quei momenti precisi. Poi tra le etichette dobbiamo citare anche Trovarobato, con la quale feci Mondo fantastico che uscì come libro, quindi non c’era solo l’etichetta ma anche l’editore. È proprio un fatto di trovare la scatola il più possibile armoniosa, perché quando si comincia a ragionare sul, diciamo così, commercio, che è sacrosanto, dopo bisogna anche parlare con delle persone con qui si può stare tranquilli ecco..

Certo!

I numeri sono poi oggettivamente quelli che sono, questa piccola fan base resiste, io mi porto via i miei numeri, pochi ma belli che mi permetton di continuare ad avere stimoli che poi trovo anche nei dischi degli altri. Il bello della faccenda è anche quello, che poi è un continuo laboratorio ed un continuo contaminarsi fra le varie cose che poi mi capitano sotto mano. Essere ancora vivi!

Che comunque è un buon segnale! Suonare, ascoltare, essere a contatto ed inseriti in un determinato ambiente, che è quello della musica pop fondamentalmente, se la pensiamo come musica orecchiabile e cantabile. Francobeat dovrebbe esserne l’alfiere!

Ha ha ah, io ti ringrazio! Ho sbagliato marketing però va bene dai, sono fatalista!

Se dovessi avere la scelta di rinascere in un luogo ed in un anno preciso che situazione sceglieresti e perché?

Orca tè, che domanda impegnativa! Mah, guarda, sarà, io d’istinto ti direi in spiaggia. Non so, come tipo di rinascita per andare in direzione opposta l’immagine che mi è venuta è quella di una specie di silenzio e pace, ho avuto questa immagine, è una reazione istintiva!

Più che giusta!

Poi sull’epoca…l’epoca presuppone tutto un ragionamento, che in realtà uno vorrebbe giâ fare un’altra cosa ed essere trascinato nel fare quindi non c’è neanche questa idea di tempo, dovrebbe essere un luogo dove il tempo non conta per esempio, sarebbe un luogo molto affascinante considerati i tempi nei quali viviamo!

Beh, in spiaggia senza orologio né calendario potrebbe già essere un buon inizio, ci sta!

È anche un po’ demodé perchê con questa faccenda del cambiamento climatico le spiagge di adesso saranno in Norvegia probabilmente.

Certo, la scelta della location è importante, si rischiamo le brutte sorprese! Dimmi un po’, cos’è l’Amour automatique? Quando ho visto il titolo mi è tornato mi sono tornati in mente gli Stereo Total, ma per Francobeat l’amore non è solo automatico ma anche geometrico. Cos’è l’amore per francobeat e perchê è automatico e geometrico?

Ah, adesso non ho l’ambizione di poter definire l’amore, credo sia anche presuntuoso…

Beh, hai citato anche una persona prima…

Mia moglie dici? Certo, ma infatti è un po’ tutto nato banalmente in quel lasso di tempo dove avevamo molto tempo in cui pensare e mi sono trovato con molti pensieri accumulati durente le assurde notti insonne del lockdown che hanno chiaramente spostato un attimo il riflettore e quindi ho avuto un po’ lo spazio per pensare un po’ a me, a quello che vivevo. Ho iniziato quindi ad osservare ciò che stavo vivendo nel bene e nel male ed è venuta fuori questa cosa. Che non è comunque monodirezionale…mi sono fatto il viaggio di osservarmi e di fare una specie di punto della situazione, considerando che ho abbondantemente superato i 50 anni, quella cosa di dire con tutto quello che succede nel mondo vorrei provare ad accontentare questa storia qui, che magari non è esclusiva ma può essere condivisibile, essendo situazioni che credo vivano in tanti.

Di che classe sei Franco?

1972, ho esordito che già avevo più di 30 anni ed ancora prima di acqua ne era già passata parecchia sotto ai ponti…

Pensando a Francobeat penso alla musica pop, orecchiabile, che mi piacerebbe ascoltare in radio e che dovrebbe essere una della tante proposte buone che il pubblico casuale dovrebbe scoprire sulle onde o sul DAB. Negli anni ’80 qualcosa è successo con Franco Battiato, che ha portato cosa astruse e leggendarie, per poi lasciare un vuoto completo. L’orecchiabile e bizzarro, particolare, nel pop, forse un pochino coi Quintorigo ma poi non più trovato questo tipo di suono, con un deficit rispetto al pop di altri paesi. Perchê in Italia questo mondi non si incrociano?

Eh, per questa ci vuole una puntata di tre ore! La prendo larga…sono stato in Islanda con mia moglie, siamo stati nel posto più turistico di quel mondo lì ed è partito Leonard Cohen, poi i Velvet Underground e via discorrendo di sto passo. Nelle strade di Reikyavik le uniche casse dritte che sentivi eran quelle delle auto dei turisti a noleggio, non c’era musica brutta da nessuna parte, neanche nel posto più becero del pianeta Islanda. È una questione di funzione: tu dici bene, Battiato in quel momento lì ha trovato un uovo di Colombo ma c’era tutto un altro tessuto intorno, poteva servire quella musica lì e c’era modo di poter convincere la gente a seguire quelle onde. Ma anche, banalmente, io sono venuto su a pane e Kraftwerk per dire, nell 1980 ho consumato Computer World ed avevo 8 anni!

Beh, erano un grandissimo gruppo pop i Kraftwerk!


Kraftwerk – das Model

Certo, erano un gruppo pop esteticamente ma era gente anche da conservatorio con un certo pedigree ed una certa consapevolezza, ma per autorevolezza anche il pop anni ’60, se tu prendi Il cielo in una stanza sostanzialmente è un brano jazz per quanto sia ridotto ad un giro di Do. È un discorso estremamente articolato ed ê solo una questione di numeri. Hai citato i Quintorigo, siccome io sono molto amico di John, ci lavoro da 30 ed alla fine sono finito nella carovana della reunion e vedo dei concerti sold-out con un pubblico che ha un pochino la mia età ma ci sono anche molti giovani. Ecco, quelle sono belle immagini, che ti fanno capire che in realtà a livello di pop siamo un po’ indietro noi, in particolare in Italia ma in generale è proprio cambiata la tipologia di pop che occorre. È un discorso un po’ sottile..

Certo, ma un conto è il pop che occorre ed un conto è il pop che posso trovare. Magari non me la mandano in radio perchè non sono in Islanda ma nel bacino pop trovare degli album cantati in Italia che posso godermi dall’inizio alla fine faccio veramente fatica. In questi giorni ho scoperto Carlotta Sillano, ma se tolgo le Olympia Mare, Alessandro Fiori, Lucio Corsi, Lucio Leoni, Francobeat ma non andiam lontano…

Eeh, sì, io ti ringrazio che tu mi abia messo dentro ma qui c’ê la maggior parte di quello che hai citato sono soprattutto nella forma canzone che effetivamente sarebbe un po’ da rivalutare perchê poi, alla fine della fiera, son le belle canzoni che vincono. È che questa cosa qui non si può fare nelle radio commerciali, non ti puoi mettere di fianco a Tony Effe o come diavolo si chiama o quell’altra, Angelina Mango. Vanno un po’ preservati, io banalmente ho scoperto un sacco di dischi quando tornavo a casa dalla discoteca, dal Velvet, ascoltavo Stereonotte e mi segnavo i gruppi che mi piacevano! Adesso quel che dici te, anch’io per lavoro ho proprio bisogno e voglia di ascoltare qualcosa di nuovo e faccio veramente fatica a trovarli perchê poi non è questione di algoritmo, è che esce talmente tanta roba che perdersi è veramente un attimo.

C’è molta dispersione, moltissima musica, troppa, troppa però è vero che manchi quella capacità di creare pop fuori dagli schemi, che è quello che poi fa la fortuna dei pezzi da 50 anni a questa parte. I Beatles erano un gruppo pop fuori dagli schemi fondamentalmente.

Eeeh, siamo ancora qua a distanza di sessant’anni a cercare di capire il grande mistero dei Beatles, però ancora no ci abbiam capito niente!

I Camillas erano un grande gruppo pop

Eh beh! Lì, lì c’era già molta più intellighentzia, siamo in quel versante diciamo a livello Skiantos, che tu mi dici di pop e di robe ma c’è gente che è stata veramente buttata fuori ed avevano una grandissima capacità di scrittura.

Che è quello che ti fa cantare un loro pezzo dopo cinquant’anno infatti..

Eh, quella roba lì!

Anche vero che ragionando sul consumo presente non sappiamo cosa durerà sei mesi e cosa durerà sei anni, è difficile capirlo, però la sensazione è che si sia in un periodo un po’ povero di questo immaginario e mi spiace.

Ci sono questi periodi bui ed adesso questo èun periodo decisamente buio, ma perchê tutto intorno è buio in realtà. Poi, cioè, se gli artisti fanno una vita di merda scrivono musica di merda, se gli artisti fanno una vita curiosa fanno una vita curiosa. È come si vive che cambia il gesto della scrittura, ovviamente il mondo intorno ci influenza ed ho molti esempi anche di amici bravi che però hanno dovuto un po’ adeguarsi per farsi andare bene delle cose. Secondo il mio punto di vista, è chiaro che è una cosa molto personale però sì, questi temoi qui hanno bisogno di decantare un pochino. Tutti quelli che hai citato, di fatto, sono lì ad aspettare che ancora la gente voglia ascoltare una bella canzone ed una bella storia. Non abbiam citato il povero Paolo Benvegnù, che è un altro..ci ha speso una vita ed una volta che riesce ad emergere dal magma, proprio perchè sommerso di quantità di cose dove non c’è nessuno che dice: “Questo ê bello, questo è brutto” ma “Questo funziona questo non funziona” e dopo quando il parametro diventa quello devi morire, veramente, perché tu possa avere un riflettore acceso si di te. Questo è evidentemente molto triste.

Anche vero che…non dico che un musicista debba essere una superstar con milioni di fan però, quella nicchia che possa essere…tu quante copie tiri? Quanto vende Francobeat?

Bella domanda! Adesso come potrai immaginare di fisico se ne parla poco, qualche centinaia di copie…

Quindi, se noi pensiamo, considerando che hai passato i 50 anni, suoni da 20 anni ed hai un migliaio di amici su FB non dovrebbe essere impensabile poter vendere 3000 copie di un disco da cantante pop in Italia. O per lo meno che 3000 persone ti ascoltino.

Quello, sai benissimo che ora bisogna sfondare delle cortine di fumo che è il marketing, quella cosa lì ed infatti il funzionamento delle cose più giovani esiste perchê capiscono quel linguaggio e ne sono già inseriti. Io non sarei credibile facendola forzatamente, ho sempre un po’ fiducia in questo passaparola.

Però secondo me un probelam c’è. Se noi uniamo i tuoi ascoltatori, quelli di Giacomo Toni, quelli di Valeria Sturba, son comunque migliaia di persone…

Eh sì, ed hai citato gente a me molto vicina. C’è proprio una dispersione di capitale che dovrebbe invertire rotta, ma questo è il male moderno! Siamo sui massimi sistemi e bisogna sgomitare. Anche l’eleganza del farsi cercare rende più dignitoso quello che puoi fare perchê così non c’è aspettativa, non ci sono cose…è tutto un po’ un percorso ad ostacoli, considerando che comunque oggi con la musica, tantopiù con i supporti fisici, non ci si guadagna. Sarebbe da tornare in trincea ma tutto il resto potrebbe diventare ancor più complicato se non sai gestire le questioni meramente moderne, ma se no fai un miliardo di ascolti su Spotify comunque non prendi 500 euro.

Certo…ad un certo punto qundo hai detto “Tutto il resto…” ho sperato nella citazione di Franco Califano ma non me l’hai fatta! Cambiamo argomento invece…i disegni. I disegni di copertina, che sono di Marcello di Camillo sono spettacolari. Ho ragionato su quest’uomo che vola, lanciato verso qualcuno o qualcosa attraverso la finestra. Chi è? È Francobeat? Cosa significa questa immagine?

Allora, io Marcello lo conosco da tempo ed è un bravo artista oltre che un bravo operatore culturale nelle nostre zone. A lui ho dato solo i testi all’inizio di questa faccenda, chiedendogli appunto di avere un immaginario. Non gli ho dato nessunissima indicazioen se non che mi piaceva quel suo tratto, quel lato minimale, che poi è quello su cui abbiam incentrato un po’ tutti i disegni. Lui se n’è uscito, conoscendo appunto il suo lavoro che ê comunque fiabesco, non è mai un illustratore che cerca le cose particolari, è molto blues mi verrebe da dire. Mi interessava questa cosa e lui ha colto nel segno e tra i vari disegni è venuto fuori questo omino, ma i non gli ho mai detto nulla. Non gli ho chiesto di personificare nessuno ma chiaramente, avendo lui letto tutti i testi ha trovato la personificazione in questo omino che è diventato poi il personaggio di questa faccenda. Questa cosa ha una logica e no, poi in realta (tu parlavi di supporti), il supporto che io ho inizialmente sposato ed in quale il disco uscirà (sperando di averli perché li abbiamo commissionati in Cina e sono attualmente fermi da qualche parte) e questo box vinile, con le dieci tavole con i disegni di Marcello. Al momento viviamo in un’empasse, speravamo di averli entro fine mesi ma essendo fermi e facendo loro orecchie di mercante…comunque prima o poi usciranno con le stampe ed il CD e Ribèss, che è specializzata in questo tipo di ricerca sui formati fisici per fare cose belle e curate. Gulio Accettulli ha quindi raginato cone me e confezionato il tutto, con la possibilità di avere anche i QR code per scaricare tuto, è un po’ come essere famoso, sai, le curiosità.

Beh, bello comunque!

Passi quindi attraverso un oggetto fisico, questa cosa del vendere un CD è un passamano, è curioso per i vecchi perchê molta gente giâ non li ha più. Non ti vendiamo della musica, ti vendiamo dei quadri con dentro incidentalmente della musica.


Francobeat – Se rinasco (Post Funk remix)

Ed invece i concerti? Suonerai in giro? Come lo farai?

Questa è la nota dolente, la band ci sarebbe e saremmo in sei e quando troveremo la condizione per suonare in sei suoneremo, al momento è un po’ difficile anche perché purtroppo o per fortuna i miei amici sono tuti professionisti e quindi bisogna calendalizzarla bene! Non ho tutta questa fretta di farla a ridosso dell’uscita. Ci sarebbero della lternative ma per me suonare dal vivo deve essere un rito, io penso a Tony Allen e Fela Kuti, quelle così con l’elettroncia dentro. Deve essere un concerto vivo, non riesco a vederlo come riduzione se non cambiando completamente prospettiva, quindi è una cosa su cui ancora devo ragionar,e me la sto un po’ scantonando!

Io ti ringrazio Franco, credo che ci siamo detti diverse cose, forse tuto, che ne pensi?

Perfetto, io poi sono anche abbastanza chiacchierone, quindi credo ce ne siamo dette! Grazie mille…

Grazie mille a te!