Artista multidisciplinare che si muove tra musica, arte contemporanea, fotografia e scrittura, Federico Madeddu Giuntoli con il suo primo album solista mette ben in chiaro la propria visione sonora: sottile e luminosa, all’apparenza labile e a tratti velata di ombre, eppure profondamente solida e matura. Un approccio minimale solo all’apparenza semplice, ma che in realtà raggiunge un invidiabile equilibro tra discorsività e sottrazione facendo percepire tutto il rigoroso lavoro di ricerca con cui è stato messo a punto.
The Text and The Form procede in effetti con un respiro leggero e volutamente frammentario, ma allo stesso tempo carico di una notevole profondità esistenziale che se da un lato evoca le categorie malinconiche del ricordo, dall’altro trasmette la decisa volontà di mettere al riparo i sentimenti più fragili e sinceri dalla spietata logica del mondo contemporaneo. Undici tracce che scivolano con brillante naturalezza tra pianoforti cristallini suonati al chiarore del mattino (Flow), arpeggi di chitarra dal passo lento e quasi astratto (Unconditional) e ritmiche free in bassa frequenza che accolgono sussurri come discorsi interiori per non dimenticare le cose importanti in cui si crede (Inverse).
Un magnetico connubio di senso del pop distante da soluzioni facili e composizione colta piegata al servizio di una forma canzone non ortodossa, che a tratti riverbera minimalismi alla Minamo (Lolita, H Theatre); oppure che apre spazi ambientali memori delle lezioni del buon Brian Eno (Grand Hall of Encounters); o ancora che è capace di ricordarti la tua canzone preferita degli Hood che vorresti riascoltare con la calma che meriti (#8 e Our Bcn Nights).
Ad aggiungere ulteriori angolazioni, le voci della sound artist giapponese Moskitoo e della produttrice, media artist e singer AGF. La prima a disperdersi con un tocco dolce e melodico nelle armonie destrutturate della title track, mentre la seconda alterna abilmente spokenword e accenni soul nell’elettronica siderale attraversata da rarefazioni acustiche di You Are.
Un album di spessore da vivere come ultimo avamposto in cui ritrovare un proprio tempo interiore e proteggersi dalle quotidiane psicosi da burnout.
Federico Madeddu Giuntoli – The Text and The Form (Flau, 2022)
