Father Murphy + Lady Vallens – 25/01/2014 Arci Zerbini (Parma)

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Il lungo tour che porterà i Father Murphy in giro per l’Italia e l’Europa a presentare il recente Pain Is On Our Side Now fa tappa a Parma in una gelida sera di inizio anno. Ad ospitarli è l’arci Zerbini, sito in una chiesa sconsacrata di cui si intuiscono a stento le forme, mascherate da strutture e arredamenti moderni. Posto al centro dell’antico quartiere dell’Oltretorrente, dev’essere questo uno dei circoli storici della città a giudicare dall’enorme e vetusto tabellone della tombola appeso sopra il bancone del bar, ma stasera è un luogo che accoglie un pubblico giovane e rumoroso, che affluisce in buon numero.
Bella sorpresa è scoprire che di spalla suoneranno i parmigiani Lady Vallens: dopo aver recensito più volte loro registrazioni abbiamo finalmente la possibilità di sentirli dal vivo. I due, che si dividono lady_vallens_arci_zerbinifra chitarre, tastiere ed effetti, non deludono, proponendo un set in equilibrio fra cadenze industrial-dub e dilatazioni ambient, caratterizzato da un suono sporco e corposo da cui emergono in particolare i brani cantati, ai quali la voce dona una certa profondità. A suo modo la loro è musica psichedelica, che trasporta però in territori non del tutto rassicuranti: anche nei momenti più sognanti il rumore delle macchine è sempre presente, come un monito. Chiusa l’esibizione dei Lady Vallens non è nemmeno necessario il cambio palco: i due parmigiani hanno suonato al centro della scena, i Father Murphy si arroccano nell’angolo più elevato e scuro. Con l’abbandono di Vicar Vittorio Demarin – dimissionario per dedicarsi ai propri progetti solisti, fra cui l’ottimo oniriQum – l’assetto del gruppo è mutato: Freddie Murphy e Chiara Lee agiscono da polistrumentisti, cimentandosi con chitarre e tastiere, percussioni, voci  e un buon numero di marchingegni elettronici; ciò che non muta è l’approccio della band, che father_murphy_arci_zerbini_1continua con ancora maggior convinzione lungo la direzione indicata dagli ultimi lavori, riversando sui presenti un suono scuro e saturo che concede sempre meno alla forma canzone, un torbido flusso di rumore da cui emergono di tanto in tanto voci e melodie riconoscibili. L’inizio è quasi rassicurante con la nota  – sebbene assai distorta – So now You Have To Choose Beetween My Two (Black) Lungs  a farci da guida, ma ben presto siamo trascinati in un gorgo che dà corpo a quella spirale discendente a cui si allude nelle note di copertina del recente EP. Senza pause né possibilità di tirare il fiato i pezzi si susseguono separati solo da brevi cali del livello di rumore, subito seguiti da una nuova impennata, mentre i due musicisti, in estasi, si concentrano sugli strumenti come se nulla intorno a loro esistesse. Per il pubblico è diverso: ci sono solo i Father Murphy a cui ci si volge come ipnotizzati, annichiliti da ciò che si riversa dagli amplificatori e pervasi di un senso di attesa di non si sa bene cosa; forse solo dellafather_murphy_arci_zerbini_2 fine. In una scaletta che qualcosa concede al passato ma nulla alla nostalgia, con tutti i brani rivisti attraverso un filtro distorto di cadenze post-industriali, i batti reali e sintetici, le urla e voci salmodianti, il suono di tastiera e chitarra tratteggiano uno scenario scurissimo e drammatico e proprio per questo profondamente umano, dove in lontananza continua a brillare una fiammella di speranza: è il suono di campanelli che sembra risvegliarci, o la melodia chitarristica di Go Sinister che ci culla in mezzo a tanto rumore.  Quello che ci dice l’esecuzione sul finale di Let Them All Fall With You, dall’ultimo disco e già mutata, è che i Father Murphy sono oltre quella prova discografica, uguali a sé stessi eppure diversi da come li conoscevamo. E che la missione continua, sempre più in profondità.