Father Murphy – 13/04/12 Agorà Del Polaresco (Bergamo)

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Se avete letto la recensione del nuovo album dei Father Murphy, potrete capire che l’occasione di vederli dal vivo a poco più di un’ora di strada era assai ghiotta. Nell’ambito del progetto Neverland, che si propone di organizzare eventi, per lo più concerti, presso varie location della provincia bergamasca, questa sera si va in scena all’Agorà del Polaresco, alla periferia ovest di Bergamo.
Trovare una location adatta alla proposta musicale dei Father Murphy attuali non è certo facile: la radura di un bosco intricato, una cripta, un antro nei sotterranei di un antico palazzo sono luoghi ben di rado disponibili per concerti rock. Detto questo, l’Agorà mi pare un luogo particolarmente inadatto, col palco piantato in mezzo a un basso salone, con tavolini disposti sul perimetro e schermi che mandano video di Billy Idol e di Alice Cooper (artisti al cui cospetto mi inchino comunque profondamente). A ciò si aggiunge un’acustica improbabile, che cambia completamente a seconda della posizione dell’ascoltatore e che trova la situazione migliore nel luogo più improbabile: lo stretto e defilato corridoio che porta ai Father_murphyagorbagni. A completare il quadretto, il trascurabile gruppo di spalla si scontra con un certo disinteresse da parte della clientela, il cui vociare sovrasta spesso e volentieri la musica. Il tutto non fa ben sperare in vista del prosieguo della serata, a non sono il solo a pensarla così: la meticolosa preparazione del palco da parte del gruppo denuncia la consapevolezza della cosa. Durante il montaggio suscita inevitabilmente curiosità la batteria in rame del Vicario Vittorio De Marin: a uno spettatore che esprimeva la propria meraviglia viene fatto notare che, in caso di necessità, i fusti possono essere utilizzati per cuocere la polenta, un argomento che da queste parti trova inevitabilmente molti sostenitori. Ma è tempo di iniziare: How We Ended Up With Feeling Of Guilty sembra più ostico che non sul disco, ma nel contesto quella di essere meno accomodanti apparirà come una scelta precisa. L’esibizione di stasera concede poco al normale rituale del concerto, tenendo i volumi alti (almeno per la location) e legando i pezzi l’uno all’altro, negando ai presenti le pause per applaudire. È un “o con noi o contro di noi” che sortisce il suo effetto, facendo selezione, ma che regalerà ai più resistenti una serata particolare. Mentre i parlatori tacciono e i disinteressati escono, intorno al palco si riuniscono gli ascoltatori devoti e si crea come una bolla che accomuna il gruppo e pubblico, estraniandoli dal contesto del locale. Alle spalle della batteria Father_murphyagor2scorrono le immagini di un bosco (lo stesso che compare nel teaser del disco) e quello sfondo sembra più reale dell’ambiente circostante, rafforzando l’idea che si sia venuto a creare uno spazio ideale, che trasfigura l’ambiente. I brani del nuovo album, eseguito quasi per interno, con qualche inserto di No Room For The Weak, si confermano: è musica più visionaria e libera, da ascoltare in piedi ondeggiando, non più inginocchiati come avevamo suggerito per un live precedente. E se certo non si può parlare di musica allegra, è certamente più empatica che in passato, almeno verso coloro che hanno superato l’impatto iniziale e hanno accettato di farsi accompagnare dal Father Murphy in questo percorso. Un percorso, è giusto rimarcarlo, aperto a tutti, tanto che stasera è evidente come fra gli adepti ci sia gente che sicuramente non era qui per loro. Come lo so? È che sono vestiti da fighetti (sì, sono di uno snobismo ributtante…). Si chiude senza bis, com’è sensato per un’esibizione così intensa e priva di pause, con la lunga (non solo nel titolo) We Now Pray With Two Hands, We Now Pray With True Anger: i campanelli e campanacci fatti risuonare da Chiara Lee hanno l’effetto di risvegliarci e riportarci sulla terra, in un locale quasi vuoto dove ancora, muti, girano i video dei Queen. Buonanotte.