Fabio Orsi – Wo Ist Behle? (Boring Machines, 2011)

Evitiamo giri di parole e andiamo subito al dunque: siamo alla presenza di uno dei migliori lavori di Fabio Orsi e se avete un minimo di dimestichezza con la sua opera potrete intuire da queste parole il valore di Wo Ist Behele?, un disco aperto a mille influenze che vengono ordinate secondo uno schema ampio ma non dispersivo, segno della raggiunta maturità artistica del musicista.
Stavolta sono della partita drone decisamente materici, suoni sintetici di ascendenza tedesca (il nostro è ormai berlinese d’adozione), chitarre spesso irriconoscibili e percussioni, elementi che si combinano e scambiano i ruoli in un continuo gioco delle parti. In qualche caso l’elettronica fredda serve da elemento d’ordine per limitare l’irrefrenabile montare del drone (Loipe 1), altre volte è lei a svariare e il bordone cadenzato a tenere la parte opposta. Tutto questo convive nelle prime quattro tracce,  unificato dalla sensibilità quasi pittorica con cui Orsi compone, evocando immagini di paesaggi rurali malinconici e di sfuggenti prospettive urbane (sarà la suggestione delle belle foto del libretto) e seguendo ora il tempo della natura, i ritmi lenti e ancestrali dei bordoni pulsanti, ora quello più umano dei suoni elettronici, quadrati e frequenti. Pensieri e suggestioni che che vengono spazzati via dall’assordante finale di Loipe 5: fra volume che esplode, battiti che imperversano e melodie che si attorcigliano in una burrasca d rumore per certi versi non lontano dal rock, veniamo riportati bruscamente alla realtà. Poi torna la pace e con lei la voglia di ripartire da capo.