Existence / Resistence è opera del flautista torinese Fabio Mina, portato avanti a quattro mani con il produttore Manuel Volpe in una Torino ancora una volta notturna ed evocativa.
Titolato partendo da un discorso di un’attivista di origine hopi il disco non ci accoglie ma ci inietta direttamente in un ventricolo, da lì a forza di pulsazioni in un ambiente nel quale la luce ci arriva a flash, tutto e vivo ed in movimento. Ci si muove non all’interno di un ibrido sonoro, che alcune fonti sono ben visibili, bensì in un’area perfettamente personale dove il flauto, il respiro e la visione di Fabio permeano completamente un mondo circoscritto e pulsante. In questo caso l’ascolto in cuffia evidenzia ancor di più le diverse colorazioni dei toni e ci porta ad un movimento pulsante, amplificante il nostro beat interiore. A tratti, visto il soffio ed il trasporto, verrebeb facile marchiare la musica Existence / Resistence come jazz, ma mi sembrerebbe di fare un torto all’estro elettronico, alla capacità di creazione di ambienti, alla geometria in movimento ed alla spiritualità intrinseca del lavoro. In Terra si sente il richiamo della madre ma il tutto sembra mandato in orbita fra loops, cerimonie e suoni come in quella macchina meravigliosa che è il cinema, in grado di montare immagini, suoni ed effetti speciali raccontando storie. Così Fabio Mina, in un flusso che è pura emozione e che pur non codificandolo emoziona e trascina. A tratti viaggio iniziatico, a tratti volo pindarico fra monti e civiltà lontane, il tutto però compresso in una polposa forma digitale e scattante, calda ed avvolgente che rende i brani potenziali sorprese da dancefloor, con una Ali che (giustamente) svetta come principe della disciplina. La voce di Skim Um Talx svetta nel brano che prende il suo nome e che fiati e beats stringono in una sorta di gospel futurista che non sarebbe dispiaciuto nella Bristol più open-minded dei primi anni ’90. Lo slancio è preso, siamo leggeri come Piume e continuiamo sui caldi vocalizzi e sul flauto che sembra maneggiato danzando in maniera secca e scheletrica, un mood caraibico che pare tagliato a mano in un sound system dei tempi andati. Poi il mood si abbassa, entra una sorta di gommoso raccoglimento in Noi, quasi a rimetterci in linea con un baricentro, un battito ed un viaggio comune, addirittura un’aria smooth jazz che ci fa rinchiudere in posizione fetale, lasciandoci sereni verso le braccia di Morfeo. Potremmo quasi credere si tratti di un sogno, mentre in realtà è l’ultima produzione Okum, mica da ridere!
Fabio Mina – Existence/Resistence (Okum, 2025)
