Dunaewsky 69 – Xquisite.Xcerpt. (Kvitnu, 2007)

Che la nuova scena elettronica Ukraina e Russa stia sfoderando un buona serie di musicisti con i controcazzi non è un mistero per molti e se non credete a me provate a farvi una piccola ricerca in rete inserendo nomi come Andrey Kiritchenko, Kotra, Zovoloka. Questi  sono giusto alcuni dei più famosi, anzi, se avessimo millemila collaboratori vi prometterei un articolo approfondito ma non li abbiamo e al più posso promettervi di essere un bravo scout…parola di lupetto!!. Visto che pur bazzicando la materia elettronica gli autori sopra elencati fanno cose molto diverse sia individualmente che fra di loro, direi che questo Dunaewsky 69 vada inserito nell’elettronica ritmica e più “classica”. Inserite fin da ora il suo nome nel novero dei nomi migliori venuti dal freddo perché Alexandr Gladun se la cava molto bene, tanto da riconciliare il suono dell’idm e quello della techno e per dio…ben venga. A parte qualche suono più ostico Gladum gioca nel classico: beat più o meno dritti che si colorano di tappeti di synth, melodie acide e fredde, giusto per chi non c’è abituato, Warp “glory days oriented”, anzi direi che se l’etichetta inglese non vi diceva nulla all’epoca sia un disco da lasciar perdere. C’è un’estetica Ukraina in un disco del genere? E in molti dei lavori degli artisti fin qui menzionati? Forse… quanto meno per certe cose di Zovoloka (qui coinvolta in veste di grafica) e per Kotra che non a caso collaboreranno nel secondo capitolo di quest’etichetta, c’è un taglio freddo ovviamente, molto simile a quello di molta elettronica finlandese anche se a differenza di altre aree geografiche dell’ex-Urss non è che si trovi proprio dietro l’angolo. Xquisite.Xcerpt va di ritmica e suona tagliente senza per questo sfociare nell’elettronica più ruvida o nella break-core e , nonostante le melodie non siano per nulla solari, il fatto di essere molto fine e parecchio arrangiato lo rende agibile anche per un orecchio non troppo abituato. Riguardo al fatto che non sia un disco da cocktail sulla spiaggia credo che ci siano pochi dubbi, si tratta di musica da dancefloor e da ore piccole come nel caso di Dancing Glare Is Visual Surrounding. Un disco bello acido e molto ben inserito nel genere proprio a partire della minuzia con cui sono inseriti gli interventi melodici di synth fra le impalcature ritmiche che non a caso riesco a rendere già molta melodia anche da sole. È possibile con questo confronto “spiaggia vs dancefloor” abbia ammantato questo disco di un’aura glaciale che in fin dei conti non ha sicuramente in toto, ribadisco che è comunque un disco che su Skam non avrebbe sfigurato, anzi gli Autechre dall’alto del loro banco cablato con l’inferno avrebbero annuito contenti di vedere che il genere gode ancora di buona salute.