Diego Curcio – Rumore Di Carta (Red@zione, 2007)

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Credo sia la prima volta che mi balena in mente di recensire un libro. Non è, invece, la prima volta che una tesi di laurea, da cui parte questo testo, ha come oggetto il fenomeno punk, ormai tema più che istituzionalizzato.  Evidentemente, il giovane autore, Diego Curcio, classe '82, è uno di quei bei tipi che non si siedono e si accontentano di quel che passa loro il convento: svezzatosi con il punk rock di metà anni '90, non si è fermato sui tre accordi e le facili melodie floreali italiche del decennio scorso: si è domandato il come e il perchè degli ascolti in cui si trovava immerso e alle leggende ha preferito la ricerca, al sentito dire ha optato per gli scritti e ha sostituito le enciclopedie con le fanzine.
"Storia delle fanzine punk e hardcore italiane dal 1977 al 2007", questo il sottotitolo del libro, è un agile compendio molto utile per chi, come me, quando le cose succedevano o dormiva, o era girato da un'altra parte o semplicemente era troppo piccolo per cogliere qualcosa. Ottimo e comodo nel suo essere didascalico tendente al completista: i capitoli, divisi per decenni, sono composti seguendo logiche territoriali che, purtroppo, non facilitano, se non solo in pochi casi, una chiara lettura delle connessioni tra realtà diverse; ci si rende conto che non è certo immediata e, anzi, tale analisi è resa ancor più complessa dalla natura stessa di tali pubblicazioni, autarchiche fino all'estremo. Eccezion fatta per Punkaminazione, il bollettino riunito nazionale, o qualche fortuito incrocio, quale la presa in giro di Red Ronnie messa in atto da Johnson Righeira, poco pare succedere in termini di scambi tra zone diverse. A dirla tutta, rispetto ad altri volumi di argomento e periodo simile (il pluricitato nel testo Costretti A Sanguinare di Philopat su tutti) latita quel nonsochè di vissuto che alleggerisce un po' il resoconto. O, meglio, lascia che tutto quello che è stato diventi un racconto: che è poi quello che, in pratica, si chiede dai testi sul punk (come spesso notato nelle recensioni di Valentini, quivi citato insieme a Pomini e a Battistetti, tra gli altri collaboratori di Sodapop con un passato degno di nota). Va, altresì, sottolineata l'ottima scelta nelle citazioni, spesso tratte dagli editoriali dei primi numeri, quando gli autori, in una sorta di autoanalisi propositiva si lasciavano scappare motti e parole d'ordine che, col passaparola, sono arrivati ai giorni nostri; espressioni spesso prive, come può sembrare in prima analisi, di quel sapore da inni demodè ma, anzi, spietate e attualissime frecciate ad un mondo, ancora oggi, troppo commerciale o inquadrato. Traspare da dette citazioni l'epicità e la, talvolta scarsa, coscienza di quello che succedeva in quanto parte di una rivoluzione non progettata. Da quanto si evince dalle parole dei quattro rappresentanti, intervistati uno per decennio, la motivazione che sta alla base è sempre un'esigenza di comunicare in contrapposizione alla sconfortante realtà emersa. I quattro intervistati sono Gianfranco Johnny Grieco dei Dirty Actions per Le Silure D'Europe (tre fulminanti numeri nel biennio 79/80), Stiv Rottame Valli per TVOR (Teste Vuote Ossa Rotte, cinque pubblicazioni tra l'81 e l'85), Andrea Pomini con abBestia! (sette uscite tra il 92 e il 97) e e Matt e Jimmy di Troublezine (webzine attiva dal 2003). Interessante e degna di nota è, in ultimo, la prospettiva di analizzare anche il nuovo millennio, con l'avvento del web, risorsa e, contemporaneamente, pietra al collo, nelle parole di molti: un periodo dove il rumore della carta si è, purtroppo, affievolito, preso a bastonate dalle tastiere dei computer. In conclusione vanno i complimenti all'autore per essere riuscito a compilare un buon volume, adattissimo sia come introduzione per neofiti che per una rapida consultazione, atta a dirimere discussioni tra punk originali e avventizi del penultimo giorno; ovvio, non ha la pretesa di essere esso stesso una fanzine o portarne appresso la passione o il bruciare rapido del punk. Se ne consiglia la lettura parallela ad altri testi, usciti negli ultimi anni, che possano illuminare alcuni passaggi forse un po' troppo poco chiariti nella sintesi, nel complesso peraltro riuscita, di Rumore Di Carta. Speriamo che la lettura di queste pagine porti più persone, giovani imberbi e vecchi scafati punk a mettere nero su bianco le loro sensazioni e il loro vissuto. Lunga vita alle zine?

Il libro è reperibile da
http://www.e-redazione.it

Husker, il blog di Diego
http://husker.splinder.com