Di venti3 vi abbiamo già parlato, ora invece ci concentreremo della musica da lei prodotta, con un’intervista che vede insieme i due primi gioielli della label: the Twerks e Spectre.
Sulla label, come dice Stefano:
– il giorno del mio compleanno (23 agosto)
– il numero di minuti che ci stanno su una facciata di un disco (e sono dischi da una facciata sola)
– il numero di secondi che impiega il sangue a fare il giro completo del corpo
– 23 sono le coppie di cromoscomi del genoma umano
– 23 nella Smorfia è “o’ scemo” e mi faceva ridere
– è anche un omaggio al racconto breve 23 Skidoo di Burroughs (e anche ai 23 Skidoo)
– è un numero ricorrente della mia vita (fidanzate nate il 23, amici nati il 23, cose interessanti accadute il 23)
Ora invece, alla luce dei due dischi One-siede partoriti, andiamo a capire che ci raccontano i musicisti.
SODAPOP: Ad entrambi…ciao Twerks, Ciao Spectre, molto piacere! Vorrei chiedervi di presentarvi, di spiegarci la vostra nomea e di parlarci della vostra entrata su Venti3 e cosa questo comporti nel vostro presente.
THE TWERKS: Abbiamo scelto il nostro nome un po’ per caso, se ricordo bene blaterando qualcosa a proposito di Miley Cyrus nel 2013 – Il che fa capire il livello delle nostre conversazioni davanti a una birra… Se invece per nomea intendi reputazione il fatto di avere influenze diverse (e anche ascolti individuali piuttosto differenti tra loro) ci ha reso difficilmente catalogabili e collocabili in una scena precisa. Speriamo che la nostra entrata in Venti3 ci porti alle orecchie di un pubblico vasto ed eterogeneo.
SPECTRE/CHICCO: Ciao! Allora, con Stefano la cosa è nata in modo molto spontaneo. Ci ha visto live e gli siamo piaciuti. Nella sua recensione della serata consigliava a qualche etichetta di stamparci qualcosa. Nessuna etichetta è arrivata e così ci ha pensato lui.
Personalmente mi ha fatto molto piacere sapere che una persona di sicura cultura musicale apprezzasse la nostra musica, soprattutto perché questa cosa è arrivata in un momento in cui gli stimoli per suonare, a parte quelli personali, non è che fossero molti, pochi live e poco interesse da parte delle persone.
Comunque: siamo gli Spectre, veniamo dalla provincia di Como e ci piace suonare punk e fare le cose a modo nostro. Che io sappia non ci portiamo dietro particolari nomee. Non ci piace darci particolari etichette, né ci è mai interessato capire come gli altri ci hanno etichettato.
La collaborazione con Stefano, dal punto di vista personale, è stata come una boccata d’aria prima tornare sott’acqua. Indispensabile. Ha rinvigorito la nostra fiducia.
Dal punto di vista della band, a pochi giorni dell’uscita del disco, c’è la sensazione di essere un po’ più cagati dal mondo. Durante i molti anni di autoproduzione avere un’intervista o una recensione su un qualunque giornale o sul web non è mai stato troppo facile per noi.
SODAPOP: Vi conoscete/frequentate fra voi? Ho trovato una splendida idea l’uscita praticamente simultanea dei dischi, che riesce in due facciate a mettere sul piatto una bella fetta di musica ed ispirazione che dal r’n’r e dal punk prende la forma. Mi sembrate molto differenti e vorrei capire se e quali siano i punti in comune (se ci sono) fra i due progetti, oltre al gusto di Gilardino.
THE TWERKS: Ci siamo tutti conosciuti proprio a casa di Stefano per ascoltare i rispettivi dischi ed è stata una bella serata, trascorsa a parlare di musica e non solo. Ora abbiamo in programma qualche data insieme e sarà sicuramente divertente e stimolante.
SPECTRE/CHICCO:Se la domanda è ci frequentiamo tra noi Spectre la risposta è ovvia, personalmente li vivo come se fossero parte della famiglia. Se invece la domanda è se ci frequentiamo tra Spectre e Twerks la risposta è no, non troppo. Abbiamo tutti un’età dove relazioni, impegni, interessi, lavoro si portano via del tempo prezioso, quello che rimane onestamente lo impegno volentieri per gli Spectre. Ci siamo però conosciuti a casa di Stefano. Simpatici, gasati come noi per l’occasione della collaborazione con Stefano, con un sacco di interessi. Belle persone.
In comune abbiamo di sicuro il modo con cui ci approcciamo alla musica, il fatto che lo facciamo seriamente, credendo in quello che facciamo. Parlo di sicuro per gli Spectre, ma anche per i Twerks mi sembra di aver capito essere la stessa cosa. Personalmente la vivo come un’altro modo di esprimersi, ed ecco spontanea la musica degli Spectre.
Attorno a noi vediamo solo zombi che corrono per ritornare nei loro loculi o che si spezzano la schiena per ingrandirli, di conseguenza la musica che suona in un certo modo.
Quando eravamo the Croutons, più ruvidi più diretti, eravamo comunque influenzati da Christian Death, TSOL, dal post punk, semplicemente non avevamo la necessità di esprimerci in un certo modo.. sarà stata sta minchiata di pandemia…comunque penso che ciò che abbiamo in comune con i Twerks sia proprio questo, la spontaneità, la sincerità con cui facciamo musica.
Non è sicuramente l’ennesimo progetto, freddo, studiato, prodotto.
The Croutons – Steaknives
SODAPOP: Credete che nel mercato musicale odierno l’appartenere ad una scena od ad un’etichetta possa servire oppure la possibilità di organizzarsi digitalmente per la vendita e la proposta dei propri album abbia reso quest’ottica legata ad un passato?
THE TWERKS: La maggior parte dei giovani ascoltatori (ma non solo loro, ormai) è molto più abituata a fruire della musica digitalmente e quindi è fondamentale passare attraverso quei canali se si vuole catturare il maggior numero di nuovi ascoltatori. Ci sono però ancora molte persone – spesso più adulte – che hanno i loro riferimenti in una “scena” fatta di persone, luoghi e eventi, come è sempre stato in passato… peccato che a Milano sia un passato che con tutta probabilità non tornerà più.
SPECTRE/CHICCO: Non penso ci sia un gran mercato musicale, soprattutto in questi generi, soprattutto se non hai un nome. Far parte dell’etichetta di sicuro ci permette di avere decisamente molta più visibilità, anche all’estero, e quando ci proponiamo per qualche concerto ci permette di essere presi un po’ più sul serio. E questo non è poco.
Per quanto riguarda la tua domanda penso che questa parola “scena” sia un po’ stuprata e usata fuori luogo da tempo. Se far parte di una scena significa doversi uniformare, anche musicalmente, ai gusti di chi suona da più tempo, di chi organizza concerti, di chi ti stampa dischi o al sottogenere del sottogenere che va di moda per i prossimi dieci minuti non è una cosa che ci interessa.
Quello che vedo io è che molti, piuttosto che cercare la propria direzione personale da seguire, si adeguano a ciò che vedono attorno.
Mi sembra che più che una scena dove le persone si aiutano e si sostengono reciprocamente per realizzare i propri obbiettivi, ci si limiti a sfornare omologazione.
Così il punk è diventato un’altro posto dove essere cool, dove doverci starci dentro, con delle aspettative… Tutto ciò che per me non è mai stato: io l’ho sempre vissuto come la possibilità di essere chi o cosa volevi, senza la preoccupazione di essere giudicato, di essere frainteso e perciò messo in croce. Dove il mio modo di essere freak si incastrava con il tuo e nasceva una band, una fanzine, un libro, qualcosa di vero, proprio per questo motivo, perché non c’è bisogno di provare ad essere qualcosa che non si è.
Dall’ altra parte c’è il web, dove con due foto e un’amico esperto di grafica puoi riuscire a venderti come il campione del punk senza mai essere uscito di casa…
SODAPOP: Entrambi i vostri progetti sono attivi da più di dieci anni, quali sono stati i vostri cambiamenti a livello di pubblico (a livello anagrafico e di crescita, chi ha iniziato a seguirvi c’è ancora o è stato sostituito dalla generazione successiva) ed ascoltatori?
THE TWERKS: Chi iniziato a seguirci dagli inizi probabilmente c’è ancora (almeno lo speriamo, anche se negli anni il nostro stile è cambiato), mentre abbiamo notato che con l’uscita su Venti3 (anche se forse è presto per dirlo) abbiamo attirato l’attenzione di un pubblico più maturo, forse anche grazie al fatto che il nostro nuovo disco è uscito su vinile, un supporto generalmente molto amato da ascoltatori più adulti.
SPECTRE/CHICCO: Ma guarda il nostro pubblico è sempre quello: amici che ci sostengono in ciò che facciamo. C’è chi ci segue con un gran cuore da sempre, c’è chi si è accorto in un secondo momento. C’è anche chi si deve ancora accorgersi di quanto gli piacciamo.
L’età del pubblico è molto varia, come all’interno della band. Va dal punk sdentato, amico di vecchio data, al giovane che ha energia da sfogare.
SODAPOP: Quali sono stati i vostri punti più alti e più bassi in questo decennio? Serate epiche da ricordare? Giorni nei quali avreste buttato tutto per sputarvi in faccia?
THE TWERKS: Il punto più basso sicuramente il periodo del covid. Nessun concerto, un sacco di locali che hanno chiuso, poca possibilità di vedersi e quindi di suonare. Per quanto riguarda i momenti più alti, ricordiamo i concerti a Belfast, l’avere aperto a band come Giuda e Gazebo Penguins e, più recentemente, l’essere stati inseriti nel podcast “Watt from Pedro Show” di Mike Watt. Mike Watt!
dos – number eight
SPECTRE/CHICCO: In questi anni ovviamente ci sono stati alti e bassi. Ogni volta che siamo riusciti a stamparci qualcosa è stata per me una soddisfazione enorme. Come ormai avrai capito non è una cosa che facciamo per gli altri, è una cosa che facciamo per noi stessi e vederla concretizzare da sempre gioia. Altri momenti belli sono stati per me la data secca che abbiamo fatto in Irlanda grazie ad all’amico Danilo Quo Vadis (autore della copertina di Possibile Mood Disorder) che all’epoca abitava lì e si è sbattuto per organizzarci il concerto e ci ha dato modo di cambiare aria. Bella esperienza. L’ultima in cronologia il concerto al Lume, a Milano, dove il pubblico aveva voglia di divertirsi e c’è stato un bel coinvolgimento.
Per quanto riguarda le esperienze negative non mi viene in mente un episodio preciso. Di concerti un po’ mosci o senza troppa affluenza ne abbiamo fatti diversi, ma comunque ci sono serviti ad imparare qualcosa. Forse la cosa che mi rimprovero di aver regalato troppi nostri dischi, temo che questo atteggiamento sia sempre stato frainteso e ci abbia sempre fatto prendere sottogamba, come se non ci interessasse. In realtà è proprio il contrario.
SODAPOP: Avete ascoltato gli uni il disco degli altri? Se poteste rubarvi un brano per stravolgerlo quale sarebbe e perché?
THE TWERKS: Come già detto, abbiamo ascoltato i dischi da Stefano appena sono arrivati i vinili di prova. Personalmente adoro il disco degli Spectre! Ci piace molto Find me, ma non la stravolgeremmo perché sarebbe sacrilegio.
THE TWERKS/ALE: Aneddoto: prima di sapere di Venti3 sono passato dal RealSound studio dove Ette stava facendo il master del disco degli Spectre e quindi ho potuto ascoltare i loro pezzi in anteprima – e mi sono subito piaciuti tantissimo!
SPECTRE/CHICCO: Guarda al momento attuale dell’intervista il disco dei Twerks non l’ho ancora approfondito, sono riuscito ad ascoltarlo solamente a casa di Stefano. Fortunatamente abbiamo già in programma qualche live assieme e stiamo cercando di organizzarne altri, alla prossima intervista di sicuro ti saprò dare una risposta. (Ritorneremo sicuramente sul tema allora, ndr!)
SODAPOP: Molti dei vostri brani sarebbero in grado di svoltare la giornata a chiunque li ascoltasse casualmente in radio, ma credo sia sempre molto più difficile possa succedere. Quale è stata l’ultima canzone che vi ha sorpreso facendovi pensare: “chi cazzo sono questi?” ed aprendovi una porta?
THE TWERKS/ALE: Punk’s dead ed Act violently dei Soft Play.
THE TWERKS/TAFFY: Institute – Dopamine for my baby
THE TWERKS/LA CONTESSA: Snapped Ankles – Jonny Guitar Calling Gosta Berlin
Snapped Ankles – Jonny Guitar Calling Gosta Berlin
SPECTRE/CHICCO: Per quanto riguarda gli ascolti negli Spectre sono molto vari, sia di musica datata che di musica prodotta recentemente.
L’ultima vera scoperta musicale che mi ha fatto sobbalzare è la library music, le sonorizzazioni delle trasmissioni televisive. C’è un mondo da scoprire, le sonorizzazioni di Egisto Macchi e di Piero Umiliani sono fantastiche. Partivano da un concetto e poi lo esploravano in musica. Maestri.
Ultimi dischi molto apprezzato di band contemporanee A Hero’s Death dei Fontaines D.C., ma soprattutto la produzione degli Swans da The Seer in poi. Trovo che questi ultimi loro album abbiamo tutto dentro.
Egisto Macchi – E.S.P: M29
SODAPOP: Scenario futuro, Gilardino vi mette lì un budget indicibile per festeggiare il primo anno di Venti3: oltre a The Twerks e Spectre potete scegliere ognuno una band con la quale esibirvi. Come la costruireste?
THE TWERKS/ALE: Domanda impossibile! Personalmente mi piace suonare con band con cui c’è un gran feeling e ci si diverte anche fuori dal palco. Due nomi a caso: High Hats e Bad Nerves.
THE TWERKS/TAFFY: Se devo stare su una band attuale dico The Chats: giovani, divertenti e casinari.
THE TWERKS/LA CONTESSA: Old but gold, i Man or Astro-Man?, mentre per restare su band più recenti gli Straw Man Army.
Man or Astro-Man?- Principles Unknown
SPECTRE/CHICCO: Consiglierei a Stefano di tenere da parte un po’ di quell’indicibile somma per le nostre future produzioni e poi lascerei organizzare a Stefano la sua serata, in fin dei conti è la festa dell’etichetta venti3, non degli Spectre.
SODAPOP: Grazie mille per tutti,