Image by Nuno Martins
Immergersi di nuovo nei suoni di Manuel Mota e Margarida Garcia è qualcosa di magico. Inquieto anche in questo caso, con un disco, Domestic Scene, che sembra andare oltre alla presenza umana. Abbiamo provato, grazie a qualche domanda, a scavare dentro il rapporto fra due musicisti cercando di aprire qualche porta su una misteriosa scena domestica.
Salve Margarida, salve Manuel!
Come state?
Il vostro disco è titolato Domestic Scene ma ascoltandolo si ha l’impressione che la presenza umana sia limitatissima, a lasciare spazio a paesaggi ed ambienti fantasma. Com’è nato questo disco e che tipo di intenzione c’era nelle vostre corde durante la lavorazione?
Margarida: Sono molto interessato alla stranezza del domestico. Penso che un esempio concreto e migliore possa essere ciò che si potrebbe vedere, ad esempio, nei dipinti di Vilhelm Hammershøi, dove dipinge sempre l’interno della sua casa, a volte completamente vuoto, in un certo senso classico ma ottenendo una strana e strana sensazione di disagio senza avere un riferimento diretto per questo. Come se uno non dovesse essere lì, come se la stanza ti guardasse.
Manuel: La musica di questo disco è stata creata dopo un lungo processo di suonare insieme dove lentamente un’idea concreta ha iniziato a rivelarsi. Le parti letterarie e visive sono di Margarida e mi sono trovata molto a mio agio, poiché trovo che apra il modo in cui percepisci la musica.
Che tipo di fruizione credete debba avere un ascoltatore per un disco come questo? Puro istinto e cuore oppure una sorta di guida all’ascolto?
Margarida: Quando si ascolta la musica in generale non credo che sia necessario un orecchio informato, magari soltanto aperto. Naturalmente si gioca sull’idea che certi suoni possano riguardare immagini visive. Ingrandiamo specifici silenzi, rumori o note, prendendo le distanze da altri suoni. Questo tipo di drammaturgia avviene al di là del nostro processo di creazione musicale e si spera che quando la musica raggiungerà l’ascoltatore si trasformerà in un mondo a sé stante, dove non potremo rivendicare alcun diritto su quelle stesse immagini.
Insieme vi ho conosciuti nella formazione dei Curia con David Maranha ed Afonso Simoes ormai più di 15 anni fa. Come vi siete conosciuti? Cosa credete vi leghi a livello artistico?Rispetto al vostro pubblico che tipo di situazione è di crescita percepite in anni di produzione musicale? Parlando recentemente con una chitarrista italiana, Alessandra Novaga, ragionavamo sulla pericolosità di connotare la musica come sperimentale, difficile, colta, per il rischio di renderla ancor più elitaria. Che tipo di opinione avete sul tema e qual’è il vostro contesto d’esibizione e la vostra connotazione?
Margarida: Un aspetto positivo dell’etichetta “musica sperimentale” è che può includere tutto ciò che ha a che fare con la riflessione sul suono, in modo che chiunque possa parteciparvi…
Manuel: Sarò sempre felice che la mia musica sia in qualche modo stimolante. Il pubblico sta crescendo lentamente, immagino che la perseveranza abbia un ruolo principale in questo.
Culturalmente che tipo di incontro vi ha fatto prendere questa tangente sonora astratta? Un disco, un concerto che vi ha fatto scoprire un mondo sonoro “altro” e la possibilità di costruirne uno personale?
Margarida: Andando al mio primo concerto di Manuel nel 1995, non lo sapevo in quel momento, ma da allora tutto è cambiato.
Manuel: Avere contatti con la scena sperimentale/noise/ambient/industrial degli anni ’80 e Derek Bailey.
Da dove viene la vostra improvvisazione? Riuscite ad astrarre nel vostro suono in qualche modo la realtà che vi circonda oppure il suono è qualcosa di slegato ed alieno?
MG. Mi piace abbracciare il divario nel significato, quindi puoi dire che sono più guidato dall’errore, dall’alterità, dal punto di non familiare all’interno del familiare.
MM. Filtro molto da tutto il mio background, ricordi o stimoli immediati, qualcosa che mi interessa o che ho semplicemente ascoltato in questo momento. E questo può farmi fare qualcosa di nuovo. Quindi non ho un processo specifico e puro o un obiettivo formale.
Le ultime notizie di Manuel me lo davano in Belgio mentre ho dato per scontato Margarida stesse ancora in Portogallo. Come vi muovete e che tipo di attività musicale vi tiene impegnati al momento?
Margarida: Quest’anno ho lavorato alle colonne sonore di 3 film, ho terminato una nuova registrazione da solista e ho iniziato a lavorare in duo con Vasco Alves.
Manuel: Mi muovo ancora tra Anversa e Lisbona mentre Margarida è a Lisbona, quindi ci incontriamo molto spesso. Non faccio molti concerti ma suono e registro molto.
Per la pubblicazione di questo disco vi siete affidati ad un’etichetta del Massachusetts, Feeding Tube Records. cosa vi ha fatto arrivare da loro? Nel catalogo ho visto Body/Head, Arrington de Dyoniso, Byron Coley, Dan Melchior e decine di altri gruppi…avreste voglia di aprirmi il loro mondo?
Margarida: Seguivo da tempo le uscite di Feeding Tube, anche tramite le mie amicizie con Marcia Basset, Samara Lubelski e Loren Connors. Mi piace la loro apertura e visione. Avevo pubblicato il mio ultimo lavoro solista “Goodnight” con loro nel 2022 ed ero molto soddisfatta del processo, quindi quando abbiamo finito questa registrazione ho pensato che sarebbe stato un buon abbinamento.
Manuel: Margarida ha pubblicato un CD da solista “Good Night” l’anno scorso per la stessa etichetta, e sono stati felici di pubblicare anche questo. Credo che il primo contatto contatto con loro sia arrivato tramite suggerimento della nostra amica Marcia Bassett (Zaimph, Double Leopards). Ci piace la loro filosofia, molto aperta e sotterranea.
Manuel, tu hai lavorato spesso con la tua Headlight Records: che tipo di distacco riesci ad avere rispetto alle tue produzioni? Come riesci a muoverti nell’autopromozione? In questo caso le note di copertina sono firmate addirittura da
Byron Coley, storica firma di the Wire. Che tipo di contatto avete con lui e che affinità ci lega?
Manuel: Pubblico ancora spesso su Headlights. Ovviamente la parte promozionale da parte mia è molto scarsa, invio solo un’e-mail (e spesso basta, come in questo caso, ndr.) Feeding Tube sono Byron Coley e Ted Lee, quindi ci siamo sentiti privilegiati ad avere le note di copertina del disco scritte da Byron.
Pensate di suonare insieme Domestic Scene? Ci sarà la possibilità di vedervi dal vivo in futuro?
Margarida: Ora stiamo prenotando alcuni spettacoli insieme per fare esattamente questo.
Manuel: Lo suoneremo a Lisbona alla fine dell’anno e abbiamo in programma di fare un tour all’inizio del prossimo anno. Speriamo di riuscirci, sarebbe bello, dato che è da molto tempo che non lo facciamo.
Che cosa ascoltate a livello sonoro? Spesso si è portati ad immaginare i musicisti di avanguardia a comunque sperimentali come fortemente connotati da un certo tipo di suono. Ma nella vita di tutti i giorni che cosa vi accompagna?
Margarida: Mi piace ascoltare roba della Stax e della Motown, il basso è sempre una forza trainante incredibile lì. Inoltre ascolto spesso i Graindelavoix (ensemble di Anversa capitanato da Björn Schmelzer): amo come costruiscono tensione e sospensione in una frase, come si possa vedere ed usare una partitura come una sorta di macchina pensante invece della voce di un Maestro.
Manuel: Tendo ad ascoltare qualcosa che sento ispirante (per l’insieme o per qualche dettaglio, anche a volte tecnico) in questo momento, sia esso sperimentale, classico, pop…
Grazie mille Margarida, grazie mille Manuel: volete aggiungere qualcosa a questa intervista?
Vasco, grazie mille per il tuo interesse, le belle domande e speriamo di rivederci quanto prima!
Qui il video del primo brano dell’album: