Deerhoof – La Isla Bonita (Clapping, 2014)

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Nel bene o nel male i Deerhoof li abbiamo amati un po’ tutti. O meglio: tutti abbiamo passato un periodo Deerhoof della nostra vita. Un amore, un passaggio o semplicemente un viaggio, nella nostra memoria rimarranno sempre legati a questo bizzarro coacervo di melodia e ritornelli sghembi. Francamente, dopo vent’anni che li seguo più o meno assiduamente, inizio ad averne abbastanza. Non saprei spiegarne esattamente il motivo: benchè protagonisti di album alterni nella riuscita delle caratteristiche filastrocche, il livello produttivo è sempre stato piuttosto alto,  la tecnica e le capacità compositive impeccabili e sempre imprevedibili. Ma forse è proprio qui l’inghippo: è questa eterna e sfuggente imprevedibilità ad aver stuccato. La Isla Bonita infatti è ben lontano dal ficcante gusto per la melodia di Friend Opportunity come dall’altrettanto robusta struttura rock di Milk Man. Questo è un disco realizzato più per dovere che per piacere, cosa della quale, per fortuna, non ci abitueremo mai. Morirò forse con il rimpianto di non averli mai potuti intervistare né di averli mai visti dal vivo. Ma posso sopportare anche questo.