Dean Spunt – Basic Editions (Drag City, 2024)

Dean Spunt

Non nuovo a stramberie elettroniche (vedi il programming con i suoi No Age o le chincaglierie concrete di lavori come l’EP EE Head) e reduce dall’ottima collaborazione di due anni fa con John Wiese, Dean Spunt torna in territori surreal-sintetici con l’album Basic Edition. Un titolo che la dice lunga: da un lato il diretto riferimento a una marca americana di abbigliamento low cost, dall’altro il piano programmato di comporre utilizzando esclusivamente suoni preimpostati (non creati, nota bene), derivati dal marchingegno hip hop dance dei primi anni 0 denominato E-mu Mo’Phatt, che in mano al Nostro, si sa, qualche danno può sempre combinarlo.
Il disco attraversa un mondo di paesaggi che a volte si disperdono un po’ troppo in facilonerie new age, mentre in altri casi riescono a tratteggiare prospettive affascinanti, spesso ironiche ma pur sempre efficaci. Gonzo Pop ed European Cardboard con il loro timbro da gaming anni ’80 suonano eccessivamente giocattolose per convincere pienamente, ma tra le primizie del lotto spiccano invece Critic In A Coma e Confusion Is SysEx, così piene di pugni, lazzi e tagli che rimandano alla visione del sopracitato collega Wise. Non meno interessanti il post-punk in odore dub di Boom Times at the Phatt Farm o la dimessa euforia piena di scratch di Find Me in the Forums.
Sul lato meditativo, invece, va dritta a segno The Eternal Present, in cui si può leggere anche un vago substrato politico: una distesa di candore allucinato che fa il verso in chiave caramelloso ai nastri disintegrati di Basinski, come anche a una inconcepibile arrendevolezza umana in un mondo tanto opprimente.
Lavoro non male che anche se per certi versi può essere definito di passaggio, riesce comunque ad assestare qualche bel colpo con notevole naturalezza.