De Francesco – Cupio Invenire (Snowdonia, 2024)

Portare su pentagramma ed in musica la propria passione non può essere sintomo di prosopea, ne di sovrastima. È invece, credo, atto terapeutico, che può funzionare solo se espletata, esorcizzata in qualche modo. De Francesco ha un problema con i libri: se ne innamora, li rielabora e li rinchiude in canzoni. Potrebbe essere un brutto problema ma in realtà credo sia cosa buona che gli dona un fil rouge da spendere per la propria carriera musicale, un vezzo percepito quanto invece strugge l’anima. Ricamato in una confezione bellissima per tono e grana Cupio Invenire utilizza la splendida voce di Valentina Braga per girare e rigirare le pagine dai propri tomi di riferimenti.
Un fascino blasé, ma anche la capacità di slanci crudi ed oscuri, e la capacità di lasciare un poco di sé e molto interesse brano dopo brano, con controcanti eleganti che spronano l’espressività verso la luce in Sul filo (da creatività di Philippe Petit). La perenne sensazione di ascoltare musica ma anche di seguire la suggestione ed il consiglio di buon amici che ci tengono affinche tu possa, in parole povere, vivere le loro medesime esperienze.
Trovo sia un’ottica ed una missione molto importante, al di là di scelte stilistiche che sparano il disco intero al di fuori dell’attualità e delle mie principali passioni od isole di interesse, ma che non può non rapire nel suo intento. Potrei quindi parlare del mio rapporto con Chuck Palahniuk (ho amato fortemente Gang Bang) o di come abbia visto girare il libro di Valerie Perrin per mesi dentro e fuori casa, oppure del mio rapporto con i classici. Addirittura di quanto avrei amato comporre e cantare un’ode alla spericolatezza della Saga benacquistana. Ed invece mi trovo a pendere le labbra alla vasca del Führer (che mi manca, ma in compenso ho amato Le Assaggiatrici e mi incuriosisce terribilmente La zona d’interesse come pellicola ed il libro di Martin Amis).
Perchè i libri, come la musica, come ogni nostra passione, scatenano cose. Conversazioni, confronti ed attriti, comunioni ed amori. Se poi rincarassimo la dose dicendo come Snowdonia sia rimasta probabilmente l’unica etichetta discografica a dare spazio al pop meno allineato e più trasversale al momento (in realtà da anni) diciamo che il ritratto a questo disco di De Francesco l’avremmo anche fatto.
Leggete, ascoltate, guardate e parlate, scegliete.