De Curtis – Baciami Alfredo (Tannen, 2010)

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Uno dei rari casi in cui la stupida frase di Frank Zappa “parlare di musica è come ballare di architettura” può avere senso è nel tentativo di recensire dischi come questo; nonostante il gran lavoro di composizione e arrangiamento (o forse proprio per quello) il risultato è un rock’n’roll strumentale a suo modo facile e certamente appagante, che fa appello direttamente all’emotività e all’istinto: ecco perchè l’ascolto varrebbe più di mille parole. Ma in barba al vecchio Frank proviamo comunque a dirne qualcosa.
Opera di un gruppo esordiente ma non di primo pelo (gente di Rosolina Mar, Mingle ed Hell Demonio in organico) Baciami Alfredo è un disco pensato e prodotto da appassionati di rock (e territori limitrofi), dagli Stones più negri agli Slint, passando dalle colonne sonore sia nostrane che… blax. Non sorprendetevi se nei momenti più ispirati vi sembrerà di sentire un gruppo della Motown dei tempi d’oro registrato da Steve Albini a cavallo del 1990. Allo stesso tempo non crediate però di avere davanti a un bignami degli ultimi 40 anni di musica leggera, la materia sonora (oltre al consueto terzetto rock anche sax e tastiere) è organizzata in un discorso fluido, non appesantito da citazioni o da impressioni di già sentito. I De Curtis dimostrano di saper padroneggiare e rielaborare i modelli in otto brani di rock in forma libera, ora epico (l’overture di Rientro A Porte Chiuse che poi si trasforma in un free ingentilito), ora amabilmente ruffiano (il sax di Friday Night Fever), ora capace di abbandonarsi alla foga strumentale (ne trovate i segni in quasi tutti i pezzi), qua e là anche malinconico (Lugana Addio). Ascoltatevi l’iniziale Fortune’s Wheel che tocca quasi tutti i temi che saranno poi sviluppati nel corso dell’album e capirete di che parlo. Baciami Alfredo è quanto di meno cool e più gioiosamente (only) rock’n’roll ci sia in giro, alla faccia di tanti gruppi che si limitano a ricalcare le forme, uccidendo lo spirito.