È musica di resistenza quella proposta dalla Floating Forest di Verbania – più un collettivo di musicisti che una semplice etichetta – ostinata nel proporsi e distribuirsi fisicamente (con packaging semplici e bellissimi) lontano dai canali commerciali anche indipendenti. Non un discorso nuovo, certo, ma sempre utile, se non necessario, nel mostrare altre vie e il modo di percorrerle.
Tuttavia non è semplice resistenza passiva quella che questi dischi praticano. Si prenda questo lavoro del Davide Merlino Percussion Duo, dove al vibrafonista titolare del nome si unisce il batterista Andrea Cocco: improvvisazione con pochi strumenti (a quelli dei titolari si aggiungono non meglio precisati ma spesso riconoscibili oggetti, all’insegna del “tutto è suono”) e tante idee, The White Elephant vive di una musicalità intensa e gioiosa, realmente trascinante, dove il rigore dell’idea è stemperato dal gusto giocoso delle composizioni istantanee. Il vibrafono che imperversa come fosse un piano e la batteria mobilissima lavorano secondo uno schema mai prevedibile che li porta ora a correre su linee parallele por poi divergere e di nuovo ritrovarsi: non è solo la suggestione di una musica fatta quasi solo di beat che mi ha fatto pensare allo slancio ingenuo e libertario che aveva Jack Kerouac quando, in Sulla Strada, raccontava delle sue esibizioni jazz, lontano dai virtuosismi e attento all’espressività. Per gli amanti del genere (ma non solo) indispensabile antidoto al jazz di maniera.