David Grubbs – Whistle from Above (Drag City, 2025)

Sin dalla prima traccia si sente in Whistle from Above una sorta di energia compressa, che non trova sfogo ma si espande pian piano nell’aria, quasi un’aria agreste e d’altri tempi dove sfregamenti, gesti concreti e melodie costruiscono una sorta di dialogo. Whistle from Above di David Grubbs è il primo album completamente strumentale prodotto da un’etichetta come Drag City, un album dove il dialogo è fatto di immagini sonore che vediamo apparire nella nostra corteccia cerebrale. Le distese, i granai, la luce che contrasta l’imbrunire esterno, il fiato che scalda le mani fredde ed un insieme di strumenti che costruisce un paesaggio dilatato e ruvido, lontano dai ritmi della città e dell’industria. La tromba e la batteria danno una profondità drammatica al brano, tanto che chiudendo gli occhi riecheggiano gli scenari di alcuni dei film che più mi toccarono legati a quel tipo di paesaggio, the Pledge di Sean Penn ed Affliction di Paul Schrader. Poi, nomen omen, un brano come Hung in the Sky of the Mind sembra essere il suono delle rotelle che citano in una testa in grado di unire velocità, pace e grazie in maniera semplice e toccante. Altrove ripetizioni che si susseguono trascinandoci con loro in un un angolo, dove la scapestrata del titolo sembra piuttosto un reiterarsi autistico di stilemi ipnotici. Collegando queste registrazioni al lockdown del 2020, poi rielaborate in secondo luogo, si percepisce una sorta di espressione mentale del suono, che sfocia come in Poem arrives Distorted in voli circoscritti sottolineati dall’arco di Cleek Schrey per una natura panoramica e circolare del brano. Impulsi elettromagnetici e di corrente sembra si siano impadroniti di una sala degli arazzi dalla quale nastri di musica classica riemergono tagliati come in un sogno cut-up, per una sorta di chiusura di una seconda parte.
Poi un brano che mi sembra quasi tornare con diversi strumenti e masse alle prime esperienze punk ed emo di David con Bastro e Squirrel Bait, vestendo gli abiti di un duetto programmaticamente post-jazz. Il finale è il climax drammatico dell’album, un movimento che riecheggia di doom e circuiti elettronici smuovendo mura di cupa oppressione. Whistle from Above è un disco che smuove dei brividi, sonori e sulla schiena, che riesce a mantenere alte attenzione e curiosità e che dimostra ancora una volta come le abitudini non muoiano mai, soprattutto quelle di Grubbs di fare dischi liberi e bellissimi.