Daniele Santagiuliana – Imbecile EP (Looney-Tick, 2014)

A sorpresa, pochi mesi dopo il convincente Jeremiad (dal quale Mingle ha recentemente estratto un riuscito remix) Daniele Santagiuliana ritorna con una manciata di canzoni belle e dolenti dove, all’atto dell’ascolto, il secondo termine si impone sul primo; non ce ne vorrà l’artista, sicuramente conscio di quanto il dolore si presti ad essere rappresentato in bella forma. Addirittura lo richieda, talvolta.
In copertina una foto segnaletica vagamente mansoniana (nel senso di Marilyn, non di Charles), all’interno 24 minuti di musica -al netto del quasi quarto d’ora di autismo elettronico di You Are A Part Of Me – che ribadiscono la cifra stilistica del musicista vicentino, oltre al suo particolare momento d’ispirazione. Come già Jeremiad, Imbecile è costruito su voce, chitarra e rari tocchi di farfisa, ma qui gli strumenti sono usati in maniera più canonica rispetto al precedente lavoro: le sei corde, pizzicate lentamente, accompagnano i vocalizzi bassi e profondi, mentre l’organo supporta e arricchisce un suono sempre e comunque scarno. Eppure, nel momento in cui verrebbe spontaneo parlare di folk, ci si rende conto di quanto il termine vada stretto a queste cinque composizioni solitarie e notturne: Liberator è una ninna nanna che, anziché dolci sogni, evoca topi che rodono il cranio, Apodyopsis ha toni da soundtrack di certi struggenti film anni ’70, Imbecile e I Am I si mettono sulle tacce del Michael Gira più intimista e non ne fanno sentire la mancanza, We’ll Keep ‘Em In The Dark è croonerismo gotico e romantico. Canzoni semplici, in fin dei conti, adatte a mettere in luce una qualità di scrittura rara e un carisma vocale notevole: cose che già sapevamo e che ci fa piacere vedere confermate coi fatti.