Daniel Rossen – You Belong There (Warp, 2022)

It’s A Passage ed in effetti c’è del tramestio in questo nuovo inizio di Daniel Rossen. Terminata la storia con i Grizzly Bear si carica in spalla armi e bagagli e, sempre con il sostegno di Warp, esordisce in solo con questo album. Le voci si sdoppiano, come un ragazzo di spiaggia arcaico e medievale. Daniel compone e suona principalmente da solo, quasi che il suo buen retiro nel deserto sia in realtà una bolla temporale, estranea al 2022 e che si abbevera al flamenco, alle albe senz’acqua ed agli orizzonti lontani nei dintorni di Santa Fé. L’ubersound di Daniel mi ricorda quel che potrebbero fare i fratelli Kinsella se fossero costretti a correre dritti sotto al sole pare una specie di stortura di una big band orchestra che si è liquefatta per il troppo calore. Daniel corre, muove veloce le dita, tracima qua e la, accelera e rallenta, alza polvere e pulviscoli di note. You Belong There sembra un’odissea personale, quasi una lotta contro un paesaggio arido, che non viene però combattuto a suon di colori ma messo davanti alla consapevolezza che lo stesso Daniel sia in grado di muovercisi. Non sembrano forse i suoi ghirigori tracce di piccoli insetti, gli acuti vocali raggi di sole e le sue rarefazioni sonore effetti del vento torrido.

Ne sono quasi certo, così come mi sembra che i controcanti a tratti possano essere soltanto voci nella testa di Daniel, provato da calura e avversità ambientali.

L’ultimo brano si intitola Repeat The Pattern, che il deserto non termina a piacimento. Se l’arma per combatterlo è una chitarra ed il vento a favore, beh, si proverà a prendere ancora slancio, giocare con i ritmi e coi fiati, per dimostrare che un ragazzo di spiaggia, pur non avendo l’oceano a tiro, con la sabbia sa benissimo a che gioco giocare.