A volte è il caso che ti aiuta a chiudere un giorno in maniera particolare. Di norma mi dedico all’ascolto dei dischi che mi piacerebbe recensire alla sera, a partire dalle 20:45 circa. In questo caso, per Moving Through Light di Daniel Bachmann ero stato imbeccato da Davide Cedolin, talentuoso chitarrista nonché prodiga guida nei meandri più intriganti del suono delle corde, impiegando gli ultimi 75 minuti prima della mezzanotte di una domenica sera per il nostro primo incrocio. I primi brani di Daniel Bachmann sono lievi tocchi per arie che sembra non possano mai perdere quota, mentre con Now la situazione sembra farsi più complessa. Il suono si fa maggiormente strutturato e psichedelico, mentre inizia a transitare fra le corde anche una piccola drum machine, ammennicolo gestito dal nostro con una semplice app da telefono. Eppure il suono si apre, riuscendo a trasmetterci la luce che filtra bell’immagine, scomposta, della copertina. Come in quel caso quel che ascoltiamo sono rifrazioni di suono, montate una sull’altra fra rintocchi, bordoni e ricami a creare un insieme stabile e poetico. Avanzando sembra di sentire unire due mondi, quello rurale della Virginia e quello tropicale e ed umido quasi fossi catapultati nell’occhio di un ciclone in There is a house in the distance (enter these rooms). Pare a tratti risuonare di presenze eteree ed impalpabili, non sono fantasmi quelli di Your Steps (tumbling troughout every chamber? Poi cambiamo ancora, con le lunghe distese di Fall into/out to a mostrarci un lato differente di Daniel, quasi a voler forzare i limiti di un paesaggio ambientale con fare meccanico. Un incedere cardiaco, una tromba nascosta, le corde come sssolute protagoniste: un disco come questo è la perfetta rappresentazione di come uno strumento ed un paio di mani possano andare praticamente ovunque. Paradossalmente sarebbe bastata anche metà di questa mole per portare Daniel Bachman nel novero dei maggiori chitarristi al momento ma in Moving Trough Light si vede anche un produttore, uno spirito artistico, un provocatore, una ricerca di feedback. Il disco mantiene ciò che promette, dialoga con la luce ed evidenzia polveri sottili, riflessi e minuzie. Mi accorgo soltanto a metà del guado che la Madison suonata da Daniel potrebbe essere quella filmata da Clint Eastwood dal romanzo di Robert James Waller, ma sono certo che la rappresentazione di questi suoni sarebbe ben più aspra e scoperta, quasi cronenberghiana per pil suo incedere viscerale ed esposto (Cast layered likeness of Life (some trees…)). C’è la natura, l’essere umano ed il loro sfiorire e fermentare attraverso un suono luminoso ed in ebollizione, risultato di pochi, centralissimi elementi.
Daniel Bachman – Moving Through Light (autoprodotto, 2025)
