Con Corrections House ancora una volta ci troviamo tra La Strada di Cormac McCarthy e Walking Dead. Scott Kelly ormai perfetto narratore delle cronache del dopobomba questa volta si accompagna con Mike Williams (Eyehategod) e due componenti tra Minsk e Yakuza. Il risultato è esattamente come lo immaginate: una santa messa tra le rovine scoperchiate di una cattedrale possibilmente con pioggia fina e implacabile. Loop stridenti e striscianti nella miglior tradizione neurotica non alleggeriscono l’atmosfera, ma la caricano di miasmi e sofferenza emozionale. Sorprendono invece gli intermezzi folk/country di Run Through The Night, dove si ha la percezione di sentir tornare in vita il mai abbastanza compianto Peter Steele (Type O Negative) mentre si giostra in uno strano pezzo dall’epica Death In June (!!!). Sia chiaro che questo è e rimane un disco sludge a tutti gli effetti, ma pervaso da una strana leggerezza rock (con le dovute cautele, vi prego) che lo rende indubbiamente più digeribile degli ultimi Shrinebuilder e Neurosis. Un ascolto è quindi consigliato anche a chi non fa colazione con la maschera antigas.