Comaneci – Anguille (Santeria/Wallace/Tannen, 2022)

L’attacco appare quasi bandistico. Sono passati 4 anni da Rob a Bank e Listen non è che una mossa per catturare la nostra attenzione, ma è con il secondo brano che riconosciamo le spire dei Comaneci. A far da tremolo alla voce di Francesca Amati c’è l’allampanato Troy Mytea aka Dead Western, che sembra vibrare permettendo al brano di prendere letteralmente il volo. La macchina sembra oliata alla perfezione, le chitarre ( e le seconde voci ) di Glauco Salvo, le batterie di Simone Cavina, il basso di Luca Cavina, questa voce. In questi anni il mio rapporto con i Comaneci, quando li ho incontrati dal vivo, è stato sempre incredibile; non ho mai avuto l’occasione di gustarli in una situazione a loro dedicata, ma si è sempre trattato di festival (in alcuni casi veri e propri tour de force anche enogastronomici) dove però, nel giro di una strofa, mi hanno sempre ripreso per mano e catalizzato su di loro, quasi ipnotizzandomi. C’è qualcosa, nella chimica di questo trio, che ci mantiene stretti a loro. Sarà la loro storia, la loro aura, ma quando li senti unirsi ad un personaggio come Tim Rutili capisci che sulle sponde degli oceani vivono realtà simili in quanto a giochi e lirismo. Da una parte la famiglia Perishable, nella ventosa Chicago, dall’altra un’insieme di cuginanze, che nel caso dei Comaneci potevano essere Madcap Collective come famiglia di partenza, ma che per mio vissuto personale era legato al pubblico ed alla gente che ha creato realtà come Musica nelle Valli e Tagofest. Ambienti fertili, di conoscenza e scambio, grazie ai quali realtà come queste si sono consolidate (penso anche alla presenza di Mattia Coletti che ha regstrato e mixato l’intero lavoro) ed hanno fertilizzato determinate esperienze.
Poi vabbé, qui stiamo parlando di progetti che viaggiano quasi intorno ai vent’anni di esperienza e di dischi, come quest’anguilla sguisciante e curiosa, che è un’insieme di piccole perle, che una volta entrate nelle nostre case faticheranno ad andarsene.
Ci sono dei brani da pelle d’oca, Hidden Place è praticamente perfetta nei suoi cambi di ritmo ed Every Midnight sembra brina sulla nostra pelle ma in realtà l’intero album a stringerci a lui, come un caldo divano ed un camino acceso, una tazza di the fumante ed un bicchierino di cognac in un interno in legno.
Non so voi, ma come questi elementi io l’anguilla la terrei vicino a me fino al termine della primavera, ed anche oltre…