Coconuts – S/T (No Quarter, 2010)

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Alla terza nota di questo disco mi sono sorpreso a dire: "ma questi sono australiani!" ed in effetti ci ho azzeccato: cosa non difficile peraltro, anche perché un certo tipo di rock lento, narcotico e ossessivo ha davvero un marchio di fabbrica proveniente in prima battuta dalla storia del postpunk australiano degli anni '70 e '80 e in seguito sviluppato da un nutrito gruppo di band, molte delle quali di stanza a Melbourne. Proprio da lì sono partiti alla volta di New York il cantante/chitarrista Tim Evans (già nei notevoli Sea Scouts, un postpunk virato noise/slowcore) e il bassista Jordan Redaelli, con un passato comune nei Bird Blobs, band dedita ad un postpunk virato garage, grintoso e in odore di Beefheart. All'arrivo i due incontrano il batterista Daniel Mitha e incominciano a suonare col nome di Coconuts, mescolando le influenze già presenti nei loro vecchi gruppi e tirando fuori questi cinque brani lenti, nervosi e lancinanti, in cui la voce tormentata, le chitarre taglienti (pare autocostruite) e la batteria primitiva e pulsante costruiscono un disco compatto e ben amalgamato in cui non c'è spazio per sole, sorrisi e aria fresca, ma che di certo riesce a colpire e suona davvero bene anche grazie alla registrazione di Mike Fellows. Come direbbero a casa loro "Good on ya, mate!".