Tre indizi fanno una prova, certo, ma il rischio che corre Cigno è quello di muoversi sul posto al seguito di Morte e pianto rituale e Nada! Nada! Nada!
Si parte con una compieta, naturale conclusione della preghiera come Compieta, per poi buttarsi in motorino nel traffico per nutrire il popolo con il formidabile Il tuo schiavo sta arrivando, brano punk che a livello vocale deve più di una birra a Pierpaolo Capovilla. Ma Diego Cignitti è operaio che sa andare in profondità e scavare nel corpo, usando un cuore come percussione ed un’alveare di suono tutto intorno: H continua ad operare in una sorta di oscurità produttiva, chiama Dio ma il dialogo unilaterale sembra essere fra un tassello nell’ingranaggio del mondo ed il padrone dello stesso, lo sfogo di un singolo disperato della massa. Poi si sale in barca per scampare L’alluvione del padrone, cantilenante e caraibica ma che della fascia prende solo il peggio, acqua battente, malaffare e disorganizzazione, l’Italia e la provincia. Il Popolare che si alza nel Canto del Primo Maggio, altro fronte che si alza fra politica ed unione, tanto che viene in mente un’esperienza come il Nuovo Canzoniere Partigiano in quel di Thiene. Garage e bastonate in Errico Malatesta, che sembra di sentir dibattere ed urlare insieme all’accrocchio di violenza sonora. Chiudendo gli occhi sembra poi di assistere ad un’apparizione d’oltretomba: scoppi di mortaio, ronzio ed una voce par essere rubata a Giovanni Lindo Ferretti se potesse essere manovrato da George Romero: Cimitero Partigiano è una chicca assolutamente imperdibile, che ci inchioda alla poltrona con un doom catacombale. L’andazzo non cambia, permane la tempesta ed una chitarra acustica suonata in profondità, tanto da far venire alla mente Julian Cope e la sua Living In The Room They Found Saddam In, ma Diego si è portato il coro popolare e fa crescer di nuovo i fiori dove prma non c’èra che sabbia e terra sporca. È la lotta al maiale a destra, una lotta che non potrà mai fermarsi e che trova anno dopo anno, disco dopo disco, nuovi metodi e strategie. Poi di nuovo punk blues, con la dottrina che inizia come se volesse andare a parare a casa Suicide per poi esplodere in un’orgia stoner fra partiti ed indottrinamenti. Porrajmos è una preghiera Rom, il grande divoramento che fra germania ed Asse fece fuori 500 000 romanì. Cigno riesce addirittura ad unire Joy Division e CCCP in una Leningrado che fa uscire il lato più sardonico di Diego, cosa che fa suporre sorrisoni sotto i baffi, cicchetti di vodka ed il consueto giocare, fra stereotipi e madri. La title track è un omaggio nascosto a La Crus e Piero Ciampi in una notte ventosa, nella quale batterono le campane ed Enrico tornò dal sepolcro solo per essere ucciso più e più volte dai facinorosi. Buonanotte Berlinguer si chiude con i respiri di Diego ed il suo prepararsi all’uscita in un minuto di silenzio, ed è un album che credo segna una svolta nella sua poetica, per quel ghigno che riesce a portare sotto il baffo nonostante tutto. Un disco che ruscirà sicuramente ad entrare negli appassionati della sua poetica ma che non lascerà indifferente nessun ascoltatore e nessun’ascoltatrice.