Chuck Roth – Watergh0st songs (Palilalia, 2025)

Di Chuck Roth colpiscono due cose, una svelata ed una nascosta. La prima è la voce che si abbina al suono della sua chitarra: toccante, suadente. La seconda, svelata dal comunicato stampa di Palilalia, label del benemerito Bill Orcutt, è che questi 7 brani sono stati composti su un synth prima di procedere in maniera inversa e trasformarsi in brani voce e chitarra.
Le corde viaggiano veloci ma non è la tecnica a sconvolgerci, così come la capacità a sposarle con canzoni che arrivano dritte al cuore, come una Slow Dance che ci manda direttamente al tappeto. Difficile capire in che mondo ci troviamo, il suono è in qualche modo compresso e liofilizzato utilizzando la minor massa possibile, facendosi esile e puntuto, non appena l’ugola sembra avvicinarsi a noi con le sue parole, convertendo brani sostanzialmente pop in qualcosa di molto vicino ad una prima take intensa e tecnica, quelle registrazioni dove non si vuole più aggiungere nulla, per paura di rovinarne la magia. Traffic Light è enorme per quanto riesce a smuovere con il minor utilizzo di massa e forza.
La delicatezza è l’incanto con la quale Chuck si muove è mirabile, non diventa cervellotico né scontato, riuscendo ad utilizzare le parole ed i suoni in maniera parca e poetica, con una Teeth che commuove per una bellezza semplice e cruda. watergh0st songs è un disco che in parte si nasconde, dando in più parti l’impressione che il tutto sia nascosto, in elaborazione, abbozzato. In realtà, ascolto dopo ascolto, quel che cresce è un disco con 7 brani perfettamente compiuti, di un artista che vorremmo conoscere, esplorare ed accompagnare, con gli strumenti a sua disposizione negli anni.