Il sodalizio tra Equilibrio Precario e il CS Bruno di Trento sta riportando nelle terre alte diversi concerti, soprattutto, in ambito noise rock e post hardcore. La collaborazione era stata inaugurata circa un anno fa proprio da una data delle noise legends, Cherubs, in compagnia dei Cani Sciorri.
Venerdì 25 sono risbarcati sul rumoroso palco trentino i tre noisers di Austin, accompagnati per questo tour dai Rid of Me, band post-grunge di Philadelphia. I Cherubs sono in tour per il trentennale del disco che li lanciò come band simbolo del noise quell’Heroin Man tanto provocatorio quanto sonicamente devastante.
Ad aprire le danze due band nostrane: i local heroes, Ekbom, e uno dei progetti più solidi che c’è in giro, i post-bresciani Demikhov.
Il Bruno si presenta come un’ottima soluzione logistica per qualsivoglia noise meeting. Infatti, è defilato rispetto al centro cittadino, vicino ad un grande parcheggio e l’interno si presta ottimamente per eventi sotto le duecento persone.
Bando alle ciance, la serata si presenta in salita, con uno dei chitarristi dei Rid of Me colpito da intossicazione alimentare alla prima data europea a Zagabria il giorno prima e costretto ad un accesso in ospedale. Alle 22.00 circa, le band americane sono ancora per strada, il pubblico del Bruno è in attesa dell’inizio del rumore, la situazione è tranquilla e, quasi, inconsapevole dell’impatto devastante che avranno gli Ekbom sui timpani di tutti quanti.
Il quartetto trentino, un trio fino a marzo 2024, è composto da un manipolo di musicisti dalle doti tecniche sopraffine per il mathgrind che propongono in maniera talmente genuina e urgente da risultare ipnotici anche per chi non mastica uno dei generi più ostici del panorama pesante.
La performance è devastante e devastata. F., il gridante, è un folletto impazzito dalle mosse idrofobe. Il batterista è una mitraglia di colpi. Le chitarra è un’immaginifico ginepraio di suoni/rumori/glitch/magma distorto. Infine al noise e al basso abbiamo R. che alza il livello tecnico e tellurico del gruppo. Infatti, gli ultimi pezzi sono davvero devastanti con una sezione ritmica completamente sugli scudi.
E’ poi la volta dei Demikhov, freschi di split con i Nadsat, i tre esperti artisti e tecnici (sono titolari anche di uno studio di registrazione) mettono in opera i soli strumenti. Il loro post-noise inonda la sala del Bruno tra movimenti metal-magmatici di basso e fiocinate di chitarra. Il tutto è condito da grida lancinanti e da un harsh noise che non lascia via di scampo. L’ultimo disco del trio ha spinto molto sulla vena sperimentale e atonale dei tre, che anche live presentano una compattezza sonora tanto stratificata, quanto debordante tra feedback e contusioni auricolari.
Alle 23.00 i Rid of Me, in una formazione ridotta a tre, salgono sul palco, contenti e convinti, nonostante il difficile viaggio di arrivo. La mancanza di una chitarra si fa sentire all’inizio, così come i suoni vengono aggiustati in corso d’opera dall’ottimo fonico del Bruno. La scaletta pesca a piene mani dall’ultimo disco, con sette dei nove pezzi in scaletta tratti da Access To The Lonely. Al di là dei suoni, perfettamente americani, a sorprendere e stupire è la capacità di tenere il palco della cantante Itarya Rosenberg. Questa suona il basso, canta a squarciagola e porta a casa, insieme agli altri due componenti della band, un live molto convincente ed energico che prepara l’arrivo dei Cherubs.
Alle 24.00 circa è l’ora del trio da Austin che propone una scaletta molto eterogenea con pezzi presi da molti dischi, anche recenti, e lascia la conclusione ad un trio di pezzi di fuoco: Dave of The Moo“, Stag Party e Baby Huey, tratti dall’iconico Heroin Man del 1994, che spezzano definitivamente ogni forma di resistenza al frastuono che riescono a produrre anche solo in tre.
Il live è caratterizzano da un’atmosfera amichevole e familiare: si vede che il pubblico di Trento conosce la band e viceversa, nonostante un numero di avventori non enorme.
Kevin Whitley, l’istrionico cantante e chitarrista, affronta ogni pezzo con ironia e un atteggiamento che lo fa sembrare un folletto elettrico con il suo sguardo allucinato e un suono che dilania i timpani e la realtà. La sezione ritmica è assolutamente di livello e granitica per suono e compattezza. I pezzi, poco più di dieci, vengono sparati senza sosta uno dietro l’altro per circa un’ora di show al cardiopalma. La qualità sonora e il volume sono più che adeguati ad una situazione così caotica.
Il pubblico fa festa sulle note degli ultimi pezzi, mentre prende piede l’acufene che ci accompagnerà nei giorni successivi.
A conti fatti la seconda calata dei Cherubs e compagni su Trento è stata anche migliore della prima con la band texana assolutamente in forma nonostante le primavere siano abbastanza, ma la voglia di esprimere un noise rock deciso e abrasivo non manca mai e, speriamo, continui a rimanere.