Chaos Shrine – Shadows of the invisible (EEEE,2024)

In anteprima da EEEE abbiamo oggi in esclusiva il nuovo EP dei Chaos Shrine, pronti a tornare dopo Mirror Division con un lavoro più corposo nel 2024.

Una pulsazione profonda apre questo breve ma incandescente EP del duo formato da Paul Beauchamp e Andrea Cauduro. La pulsazione iniziale si trasforma rapidamente in un ritmo incessante, trascinandoci verso l’abisso. Questo brano è un mostro di 9 minuti, che vaga in una terra desolata, dove gli echi diventano suono e il suono si tramuta nell’ombra di un invisibile che ci fa sudare freddo. Nel suo avanzare, Furcas diventa un tornado che attira tutto a sé in un moto perpetuo, un rombo assordante: non è più musica, non è più rumore. Questo brano, con fare alchemico, si trasforma in una rimbombante assenza.

All’improvviso, tutto rallenta e, barcollando, evapora come se fosse stato un febbrile sogno. Beauchamp e Cauduro, in questa composizione, dimostrano una raffinata gestione dello spazio sonoro, mostrando come sia possibile creare un poetico equilibrio attraversando un pandemonio acustico.

Ose è il secondo brano e inizia facendo esplodere il metronomo con una cadenza tagliente e cristallina. Subito dopo, basso e chitarra si uniscono in un dialogo con questa scansione matematica: la chitarra è luminosa, granulare, e a tratti sorprendentemente rock. È un brano del deserto: mentre corriamo inseguiti dal mostro del brano precedente, ingurgitiamo sabbia e siamo accecati dal vento, ma riusciamo comunque a portare a termine la nostra fuga, grazie a questo pezzo che induce un movimento frenetico e in crescendo.

Dopo questi due brani, provenienti dalle sessioni che daranno forma al loro secondo album, in uscita in autunno, i Chaos Shrine affidano a Laura Agnusdei il remix di Scox, traccia tratta dal loro primo album. Nelle mani della polistrumentista bolognese, il brano si dilata e si disperde per le vie di Tangeri con William Burroughs: tutto diventa oppiaceo, dai colori sgargianti e dai movimenti incerti, tra la sabbia e i tappeti da preghiera. Ho sempre pensato che mettere mano ai lavori di altri musicisti fosse un compito difficile e rischioso, poiché si corre il pericolo di alterare lo spirito del brano. Ma non è questo il caso. Scox è già nella sua versione originale un brano potente e psichedelico, e ciò che Agnus Dei riesce a fare è comprendere appieno la sua essenza, spingendolo verso una maggiore consapevolezza. Durante l’ascolto, ho percepito una forte assonanza tra il lavoro di Agnus Dei e la colonna sonora di Naked Lunch, con un Ornette Coleman in stato di grazia.