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Pain Of Salvation – BE (Inside Out/Audioglobe, 2004)

E' risaputo che se i musicisti hanno quasi sempre un ego grosso e turgido, i musicisti metal ce l’ hanno addirittura abnorme e sproporzionato. Ma il top, il top assoluto in egomania fallocratica spetta comunque ai cultori del prog-metal, lì sì che tocchiamo vette davvero siderali, rarefatte, un’aura da autentico Olimpo. I Pain Of Salvation, acclamato combo svedese dedito a suddetto genere (sicuramente e giustamente etichetta a loro stretta), con questo concept, monumentale a socratica memoria, hanno battuto e ammazzato qualsiasi divinità pagana. E, trattandosi della storia dell’uomo, del suo rapporto con Dio e col mondo, lo definirei addirittura il concept dei concept. Questo disco è il Concepimento perbacco! Acromegalia in quindici suites condita con di tutto e di più: uccelli, neonati, grandinate di tastieramenti, moto degli universi, effetti notte…Mi pare di aver udito per un istante anche la voce di Dio.

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Three In One Gentleman Suit – Some New Strategies (Black Candy, 2005)

Dopo il superbo Ep Battlefields In An Autumn Scenario le attese per questo nuovo album del trio modenese erano spasmodiche. Tanto che forse un pò troppo in fretta alcuni hanno accolto Some New Strategies (uscito stavolta per la fiorentina Black Candy) non proprio nel migliore dei modi, in sintesi: troppo astruso, freddino e difficile rispetto al suo predecessore. Anch'io inizialmente (nei primi due ascolti diciamo) ho avuto la stessa impressione: forse perchè tutti ci aspettavamo quel post rock dalle linee malinconiche di facile presa perfettamente amalgamato al suono dei Karate.

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Rocky Votolato – Makers (Barsuk, 2005)

Ecco una gatta da pelare. Rocky Votolato (myspace qui) – da Seattle – si può inquadrare in quella folta schiera di gente con un background emo (prima infatti militava nella band emo Waxwing) che, da qualche anno a questa parte, si diletta ad imbracciare una chitarra acustica spiegandoci come l'amore sia l'unica risposta. Pitchfork, a priori come sempre, stronca miseramente queste velleità folk dall'alto dosaggio emozionale che strizzano l'occhio all'easy listening e quindi – come già fece con New Amsterdams (veramente brutto l'ultimo Story Like a Scar a differenza dell'album liberamente scaricabile Killed Or Cured) e Dashboard Confessional (Chris Carabba dei Dashboard tra l'altro è pure un amico di Rocky)- non ha risparmiato neppure Votolato.

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Agnostic Front – Another Voice (Nuclear Blast, 2004)

Disco inconsistente e insapore come uno yogurt greco, ma senza fermenti lattici né carattere. Non ho mai avuto nulla in contrario che la working class avesse la possibilità di “innalzarsi dalla gabbia metropolitana per poter urlare a gran voce il proprio disagio”. Ma questi vecchi debosciati, solo Vinnie Stigma e Roger Miret degli originali, sono in età da pensione: troppo vecchi per essere inseriti in una fabbrica metalmeccanica e troppo imbolsiti per una bolgia hardcore. Ecco allora che potrebbe emergere la funzione terapeutica del calcio: se avessero avuto il pallone sarebbero sicuramente finiti a far i commissari tecnici in un bar e non a produrre dischi come questo. Ma a Brooklyn, purtroppo, il calcio non c’è.

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