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Dashboard Confessional – Dusk And Summer (Vagrant, 2006)

Dopo lo sconfortante Sound The Alarm dei Saves The Day, anche Chris Carabba (già nei Further Seems Forever) getta alle ortiche quel poco di buono che ci aveva offerto con album come l'acustico The Places You Have Come To Fear The Most e il più rock A Mark, A Mission, A Brand, A Scar, per molti una versione ancora più facilona e accessibile degli ultimi Death Cab For Cutie. Il valore aggiunto di una band come Dashboard Confessional è sempre stato minimo: snobbati, se non proprio presi per il culo, da molti autorevoli colleghi (penso a Conor Oberst), testi a presa diretta a volte troppo superficiali (se confrontati con quelli di Bright Eyes, ad esempio) contenenti tutti, ma proprio tutti, i più abusati luoghi comuni di una relazione amorosa.

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Isobel – Fioca (Fooltribe/Smartz, 2006)

Indie punk dal canavese?…Si può. Dopo Anatrofobia, 3eem ed Ex-p arrivano anche gli Isobel anche se a differenza dei conterranei sono molto più alla portata di tutti…più “easy listening” come diciamo noi “non più giovani d’oggi”. Ora, proprio di pop non si può parlare, ma da dopo lo sdoganamento dei Sonic Youth dei Dinosaur Jr e dal consequenziale successo di Blonde Redhead ed Unwound tutto sommato ormai si può quasi parlare di suono “mainstream”.

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Tindersticks – Waiting For The Moon (Beggars Banquet, 2003)

Dunque, c’è andato l’uomo sulla luna o no? Ora che si è perso anche il video originale dell’impresa del 1969, che ci resta da pensare? Aspettare? Profetico il titolo dell’ultimo, anagraficamente parlando, album registrato in studio dai Tindersticks, Waiting for the moon, uscito nell’ormai lontano 2003. Troppo lontano, proprio come la luna, se si pensa che il gruppo di Nottingham è stato assai prolifico fino a quell’anno, partendo dal 1993. Dieci anni di “premiata forneria” sfornando un album migliore dell’altro, dove tutti i brani, praticamente tutti, sono “belli” (a parer mio nella concezione più oggettiva possibile del termine).

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Nick Hornby – 31 Canzoni (Guanda, 2003)

Se per molti Alta Fedeltà è il libro che parla della loro passione per la musica, per me non è stato per nulla così: Nick Hornby metteva in luce tutti i tic dell'appassionato di musica, tratteggiando un personaggio per nulla positivo. Insomma, mi sembrava che gli appassionati di musica, un po' tutti e non solo il protagonista, ne venissero fuori come degli egoisti sempre pronti a preparare un mix tape invece di affrontare sentimenti e problemi; in più il romanzo non mi faceva impazzire anche perché descriveva cose sentite, vissute e ancora vive per me: preferisco di gran lunga i ricordi delle mie emozioni alla scrittura di Hornby, un po' piatta per i miei gusti. E stavolta, con 31 Canzoni? Conferma piena dei miei pregiudizi.

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