Con il passare degli anni si crea una fiducia rispetto ad artisti che stimi, tendendo a prendere nota dei loro consigli. Non potevo quindi esimermi dal raccogliere lo slancio di Eraldo Bernocchi rispetto a Phant(as) di Camilla Pisani. Artista audiovisuale italiana che con questo lavoro si ispira alla Phantasmagoria, una forma teatrale in voga nel 1800 in Francia, dove il pubblico veniva bombardato da effetti scenici e speciali che li trasportava letteralmente nell’oltretomba (scheletri, demoni e fantasmi erano infatti il piatto forte delle serate).
Il disco si dipana come un esorcismo per differenti paure e tormenti, scuotendo l’ascoltatore a smuoversi passando oltre tramite una catarsi personale. Iniziamo in spiaggia, Endorphins in Oststrand, fra slanci atmosferici, gabbiani in battaglia e ritmiche strette e decolorate, che ci colpiscono con minimali modifiche, come granelli spazzati dai venti freddi. Abrasive Euphoria inizia tra laschi fischi notturni, risacche e sacche di nero e di ombra. Camilla si muove con mano certa e leggera, trasportadoci in un mondo che ci toglie gravità e ci fa volare, osservando avvenimenti ed ambienit circostanti. Si continua, coerenti con un percorso che non è il nostro e nel quale ci muoviamo con circospezione: un suono astratto e notturno, in bianco e nero, paesaggi frastagliati ed accortezza. I brani si estendono a lungo risultando completi ed appaganti, nutrienti nell’esperienza. Anche quando appaiono le voci, nel brano centrale del disco, con ospiti Vera di Lecce e Serena Dibiase, sembrano pi’u entità di supporto, terapeutiche alla continuazione dell’esperienza, svuotate dal calore umano che normalente vi si associa.
Quando Camilla calca la mano sugli archi è facile commuoversi, tanto è il pathos che muove. Non facile commozione, intendiamoci, ma vero e proprio trasporto, quanto quello che molta elettronica (visuale o musicale) riesce a suscitare, quasi connettendo sensori emozionali al digitale. Kill The Guilt è un’ineluttabile caccia, strali che mi ricordano all’altro grande disco che ha percorso questo classico tema, quell’Huntressdi She Spread Sorrow che da altre coordinate si muoveva sulle medesime intensità. Ma c’è spazio anche per la levità, su, in quota, oltre le braccia di Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno nel branoche lo cita, esempio programmatico di musica spaziale ed ambientale, capace di creare attorno a se torsioni, movenze ed epifanie. Phant(as) ha il potere di trasformarsi in qualsiasi cosa, materia impalpabile o asgo pungente, ma soprattutto vive di una tale intensità da sembrare composto da gocce di pioggia notturne. Impossibile sfuggirle, impossibile liberarsi da questa dissonanza emancipata, così come il brano che chiude questo lavoro. Siamo ebbri di sensazioni, coscienti di essere cresciuti anche grazie alle nostre paure, anche grazie a spettacoli che sembrano non emozionarci ma che, appena chiusi gli occhi e ricevuto un soffio gelido sul collo, ancora ci fanno vibrare di inquietudine.