Camilla Pisani approda sulla tedesca Midira con un nuovo lavoro che esprime bene la consapevolezza della sua visione. I sei pezzi della cassetta Frozen Archimia utilizzano l’elettronica per disegnare spazi decisi, che hanno più di qualche analogia con schemi architettonici, ma arricchiti al loro interno dalle giuste sfumature che le emancipa da innocue derive razionalistiche.
La particolarità della sound artist italiana è infatti quella di stilare precise linee immaginarie che acquistano la consistenza capace di restituire il contatto con le superfici; partiture fredde come i materiali utilizzati, nelle quali però gli ingredienti vengono combinati per disegnare approfondimenti prospettici, spesso inaspettati, che aggiungono introspezione e riflessività al tutto (No Land Frequencies, Like Lyng Shadow). Punti di fuga, tagli tenebrosi e luminosità distensive, dettagli che si innestano nelle strutture per dare movimento e profondità al suono, facendone risaltare l’armonizzazione complessiva.
Una timbrica glaciale che richiama una certa austerità à la Benjamin Finger e si combina in modo originale con le intuizioni ritmiche dei Polar Inertia più sperimentali (l’ottima The Father’s Grip), ma nel complesso i suoni ambient drone trovano la loro dimensione attraverso intelligenti stratificazioni che rivelano gradatamente trasparenze e movimenti; il ritmo, che serpeggi sottopelle (Music Makes Victims) o emerga dallo sfondo (While We Sleep You Hug Me From Behind), arricchisce la linearità dando un sapore emozionale e raffinato alle tracce.
Frozen Alchimia è un’uscita che ha molti punti di interesse, mostra qualche margine di approfondimento, ma nondimeno mette in luce un’interiorità assolutamente non indifferente.
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