Brotherhood Of Sleep – Devotional Hymns To A Brilliant Flaming Sun (Winter-Light, 2024)

“Puoi andare a fondo quanto vuoi, ma la vera ragione sono i riti stessi. I riti ci piacciono”

J.R. Lansdale – Moon Lake

Brotherhood Of Sleep è il nome scelto dal belga Bart Piette (già nei bellicosi black-industrial NDE e attivo anche come Dead Man’s Hill) per il suo nuovo progetto solista ed è mutuato dalla misteriosa confraternita che, in Prince Of Darkness di John Carpenter, sorveglia l’ampolla nella quale è stato imprigionato il Male; è il primo campanello d’allarme. Il secondo risuona notando il contrasto fra il titolo del disco e la copertina curata da Abby Helasdottir (illustratrice di molte delle ultime uscite Cold Spring), dove i raggi solari si irradiano oscuri al di sopra di un tempio eretto su un altopiano disseminato di teschi. A questo punto, anche un ascolto distratto fa capire che il Brillant Flaming Sun a cui si riferisce il titolo non è la stella che illumina il nostro pianeta ma qualcosa di meno ovvio e più occulto.
Per una volta, il termine “ritual dark ambient” non è abusato, perché Devotional Hymns To A Brilliant Flaming Sun, attraverso l’uso sapiente di droni profondissimi, percussioni e oscuri vocalizzi, indica, con tutta evidenza, un percorso iniziatico che, partendo da uno spazio fisico (la cupola inondata di luce astrale), conduce, attraverso il Portale Dei Teschi Che Cantano, verso l’infinito.
In molte tradizioni e mitologie, la luce astrale è un elemento ambivalente: di origine divina, a contatto col nostro mondo diventa infernale, ed è certamente una pesantezza tutta terrena quella dei battiti funerei che gravano sui già cupi bordoni di Filling The Dome With Astral Light, prima che, nel finale, uno scampanellio disperda i canti gregoriani che si sono impossessati della scena. Nel firmamento che si schiude sopra di noi, The Great Allignment, coi suoi synth dalle tonalità gravi e dai suoni dilatati, descrive alla perfezione il raro fenomeno astronomico che ci predispone al momento centrale del disco. Devotional Hymns To A Brilliant Flaming Sun, si diceva, non onora il nostro astro; più probabile tributi il sol niger alchemico, che presiede il passaggio di stato: a una selva di percussioni – prima indolenti e riverberate, poi serrate e marziali – si contrappongono, nella seconda metà, stratificazioni di droni e vocalizzi che possono richiamare le cerimonie dei Phurpa; ritroviamo queste voci oscure in Activation Of The Portal Of Singing Skulls dove, fra battiti scarni, scampanellii effettati e un drone montante, si ha davvero l’impressione di officiare un rituale su un lontano altopiano da dove possiamo lasciarci andare verso l’infinito: l’ultimo pezzo – Infinity, appunto- se non può propriamente dirsi liberatorio, è sicuramente meno opprimente, utilizzando toni non così scuri e canti liturgici che suggeriscono un che di elegiaco e una completa mutazione di forma.
A prescindere dal fatto che l’interpretazione che abbiamo dato sia corretta (servirebbe anche una lettura approfondita delle immagini del digipack), quest’album dei Brotherhood Of Sleep si qualifica come un’opera capace di travalicare i confini del genere e di interessare un pubblico non strettamente settoriale: le oscure meditazioni che ispira possono riguardare un po’ tutti.