Boslide – Questa È Una Moda Di Pazzi (Death First!, 2017)

Ecco, io vi avevo avvertiti ma voi non mi avete dato ascolto; li avete sottovalutati e ora i Boslide sono tornati. E fanno sul serio, come prima, più di prima. Innanzitutto da diarchia sono passati a triumvirato con l’ingresso di Barone Sangue a fianco di Re Degli Spaventi e Portofino; poi hanno scritto un disco che è un vero manifesto programmatico, senza possibilità di fraintendimenti (o no?); infine si fanno l’unica domanda che abbia senso farsi – “come arrivare al potere?” – e marzullianamente si rispondono nelle dieci trace di Questa È Una Moda Di Pazzi. Come prima cosa, poiché le radici sono importanti, in Demo 1993 il terzetto si guarda indietro con un senso di nostalgia degno dei migliori 883 e il suono e l’attitudine dei peggiori Mayhem, ma altrettanto doveroso è erigere – partendo da un inferno di blast-beat e qualche tocco di melodia carcassiana – Nazidas, un pantheon di nomi capaci di guidarci in questi tempi bui: sono tennisti, attori, assassini seriali e calciatori (tutti della Roma; e io che pensavo che questi fossero della Lazio…). Per condurre questa loro battaglia è indispensabile la crescita culturale e i Boslide la sostengono con la colta filologia esoterica e satanico-stregonesca di Boschpit, in quota Napalm Death, e con l’ambient-industrial espressionista di In Preda a Dumezil. Il black metal di La droga dei cadaveri è un bushido nichilista (ma anche un manuale operativo) che un po’ guarda a Fight Club e un po’ a Jean Genet e fa il paio con la preghiera di Vid Aloka (“perdonami madre per aver reso manifesto il caos”). È invece un fulgido esempio di misantropia autocritica in chiave grind (ancora con qualche tocco melodico) Svartcore 7 che allarga gli orizzonti dedicando un pensiero radicale al problema della sovrappopolazione (“noi non saremmo voluti nascere, voi non avreste dovuto”) mentre Bum Bum Bum Bum  butta a mare qualsiasi ipotesi di larghe intese coi metallari tacciandoli senza mezzi termini di subumanità, perché per i Boslide “tanti nemici, tanto onore” significa ancora qualcosa. Prima della conclusiva OPG, doveroso tributo alle cose importanti della vita (pellagra, vampirismo, fregna…)  Re Fragasso segna il punto più alto del disco: all’autore del campionatissimo Teste Rasate si alza un inno che lo acclama ultimo Kshatriya, profeta e condottiero delle schiere in marcia per prendere il potere. Se Satansbraten aveva tracciato il solco, Questa È Una Moda Di Pazzi lo difende con convinzione e un ghigno sinistro perché, come recita Boschpit, “la cosa bella è che malgrado tutto fa ridere”. I Boslide sono come quei gruppi black che negli anni ’90 voi deridevate, ma poi loro ammazzavano davvero la gente. State all’occhio.