Bill Nace, per quanto lo conosca, è un animale ed un musicista sociale. Non ho infatti avuto occasione di ascoltare il suo debutto in solo Both, edito due anni fa da Drag City, incrociandolo però più volte in Body/Head, Vampire Belt ed altri progetti che il nostro ha disseminato lungo il suo cammino.
Through a Room è una ricognizione slabbrata ed incombente attraverso gli spazi di una stanza.
Non credo che Alvin Lucier o Leonard Cohen siano fra gli ispiratori di questo cammino ma le vie delle sei corde sono infinite, quindi potrebbe anche essere! Quelle mosse da Bill sono echi di clangori colmi di ruggine, vibranti e libere. Danno il senso di un’atmosfera in bilico e sotto la pressione degli elementi. A tratti elegiache come le arie di Boil First, ma in qualche modo malsane, come se Bill fosse in grado di lasciar fermentare il suo strumento facendo partecipare in maniera attiva alla composizione i microorganismi che vi si sviluppano.
E:E viaggia salmastra, cheta ed inquietante, chiaro ormai come non siamo soli in questa stanza, vero e proprio ambiente di scoperta e di trasformazione. Gli strumenti scricchiolano, mutano e si scuotono, dando l’impressione di una tridimensionalità malsana, dove le regole dei giochi sono differenti.
Chiudendo gli occhi potremmo immaginarci nei dintorni del bagliore Vandermeeriano, con Bill Nace nel ruolo del demiurgo del suono, architetto che ci osserva farci spazio nella sua stanza. Stanza che, come osserviamo nella copertina, opera del Daniel Higgs di lungfishiana memoria, sembra vivere e pulsare di sua sponte, fucina di crescita batterica ed organica.
Cosa ci rimane di questo disco alla resa dei conti? Un pizzicorio sulla pelle e nelle ori, sovrastimolate, più attente e percettive, finalmente aperte.