Normalmente quando leggo di un disco in cui la chitarra acustica la fa da padrona sono sempre un po' scettico, non dipende neppure dal genere, anzi, a diciassette anni nelle ho scritto a Suzanne Vega. Posto che quella gran donna della Vega non mi ha mai risposto (strano vero?!) la nausea per il genere mi deriva da tutta quell’ondata seguita allo sc-"emo"-core che "minchia, cosa ci vuole… cantautore in cinque minuti pure io!". Se lo sc-emo core non bastasse che ne dite di quelle tavanate cantautorali indie che Simon And Garfunkel, Jackson Browne per non parlare di fenomeni come Buckley (padre) o Drake non avrebbero suonato nemmeno come accompagnamento per andare al cesso?
Bexar Bexar per fortuna non ha nulla a che spartire con i secondi e ben poco anche con la Vega, sì, che scrive bellissime canzoncine acustiche intrise di depressione e colorate di suoni tenui che fanno da pan di spagna per una torta da alta pasticceria, però niente voce e così facendo ottiene risultati anche molto più interessanti rispetto ad una scelta che sarebbe sembrata scontata. Se gli Hood fossero stati più "folk friendly" e avessero avuto le acustiche voi avreste in loro una delle coordinate principali per individuare il suono di Bexar Bexar, non per nulla a tratti questo disco mi ha ricordato una perla minore (ma solo per fama) come Sierpinsky. Malinconia canaglia e non malinco-noia dato che mi sento quasi di dire che Tropism è il classico CD che riconcilia con il genere e che fa piacere riascoltare senza troppi patemi d'animo. Dove non sono suoni, field-recording o abbellimenti derivati da altri strumenti, sono tenui drones ma nulla di austero dato che si parla di cantautorato ambientale registrato in modo non troppo elaborato ma molto efficace. La registrazione dal calore casalingo (ma non per questo scadente) sembra la classica produzione di gran classe da cantautorato lo-fi alla K, Kill Rock Stars. Non so come possa rendere dal vivo anche se credo che a breve lo scopriremo visto che mi sembra costantemente in tour, ma lo vedo adatto come sottofondo ai filmini delle vacanze, non credo che sia stato casuale l’uso di foto scolorite per la grafica del digipack, saranno riemerse da qualche cassetto che le custodiva dagli anni Settanta/Ottanta. "Sei tu, non c'è dubbio, ma non ricordi dove, osservi meglio quello che c'è intorno a quella figura, una strada. Non ci sono insegne e le targhe sulle auto sono illeggibili, la Grecia, forse, ma quale città?"… e Bravo Clementi. Bel disco, senza troppe pretese ma molto fine.