Beachwood Sparks – The Tarnished Gold (SubPop, 2012)

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Da quasi tre lustri in circolazione i Beachwood Sparks sono tra i migliori, ai nostri tempi, nel riproporre una sonorità folk pop fortemente immersa nella West Coast anni ’60/’70. Dopo una lunghissima pausa, ritornano in questo assolato fine giugno 2012. Se il mondo girasse bene, sarebbero stati loro a dover essere consacrati all’epoca piuttosto che gli osannati Fleet Foxes o Bon Iver, con rispetto parlando per i due ultimi nomi. Un po’ freak, un po’ hippie attempati ma genuini e senza pericolose derive di hipsteria e hipsterismo da fine impero. Purtroppo ai tempi mi ero fissato coi colleghi Beulah di The Coast Is Never Clear del 2001 e sentivo citare spesso i B.S. come possibile gruppo affine, senza però aver mai approfondito. E fu un vero peccato, recuperato in zona cesarini. Sparks Fly Again! quindi, come titola un loro pezzo: beato e solare come solo un gruppo californiano può scrivere, di oggi come di ieri. Tarnished Gold che dà il titolo all’album, con tanto di steel guitar e bei ricordi dei Flying Burrito Brothers e Byrds (e in genere di quella “cosmic american music” definita da Gram Parsons) si perde in questa distesa piacevole e decisamente ispirata. Brent Rademaker, membro fondatore del gruppo, descrive meglio di qualsiasi recensione quello che sanno magnificamente proporre ancora i B.S.: “è come essere sotto un cielo blu cobalto e odorare il gelsomino in un bellissimo giorno di primavera a Los Angeles”. Prendere o lasciare.