Baustelle – Elvis (BMG, 2023)

Ogni volta che sembra uscire un disco dei Baustelle il pubblico recettore si infiamma. Non piacciono più, del resto è vero, i Pulp erano meglio, Bianconi ha un’età, che ne sanno dei ragazzi, dicono sempre le stesse cose.
Eppure, eppure, al netto di tutto ciò e del passaggio dei singoli che rischiano di far passare sotto traccia il resto delle canzoni, Elvis mi sembra un gran bel disco dannazione.
Io me le ricordo Martina e Sadik, son passati anni ed hanno dimostrato di saper fare cose egregie ad ogni giro.
Qui ci sono i classici inni, racconti disincantati in diverse gradazioni di entusiasmo, un’idea di suono che deve poter esprimersi con forza e con gaudio. Rachele Bastreghi e Francesco Bianconi hanno sperimentato in proprio e guidano con mano sicure, Claudio Brasini è una certezza e la scelta di far guidare Francesco anche a livello di produzione artistica dimostra ormai come siano organismo che si conosce e rivela di se quel che vuole.
Ci sono Elvis, Jackie, Los Angeles, un immaginario che, questo sì, forse è frenato dai Baustelle stessi. Sarebbe stato più interessante lasciare Milano, lasciare i giovani, guardare direttamente a quel che resta del sogno infranto della California senza voltarsi indietro. Qui restano in mezzo al guado e l’oceano pacifico non è proprio una pozza. Bello sarebbe andare oltre, cavalcare il tex mex e farsi produrre dai Calexico fra un paio d’anni. La via può essere Gran Brianza asso di cuori stripping club o Il Regno dei cieli che uniscono i due mondi.
Ecco, Elvis poteva essere una bella americanata; non lo è ed è un peccato, tocca decidere cosafare nella maturità, così resta un po’ di amaro in bocca (amaro che adoriamo, liscio o con ghiaccio, ma ci siamo capiti, right?) e li aspettiamo a Tucson, o a Broccolino.