Inutili – Unforgettable Lost And Unreleased (Aagoo, 2014)

Con non scusabile ritardo torno ad occuparmi degli Inutili dopo il 12″ Music To Watch The Clouds On a Sunny Day, sempre per Aagoo: stavolta, dopo i nuvoloni di cemento che piombano dal cielo arriva questo CD che mette insieme le prime registrazioni del gruppo, precedente alla fuoriuscita del bassista Giancarlo Di Marco. Per celebrarlo ecco una raccolta di nove “indimenticabili” pezzi inediti in attesa di nuovi sviluppi.

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Loobiecore, ovvero dell’essere un perdente di successo.

Mi sono sempre concentrato, forse un po’ morbosamente, su Lou Barlow. Non fraintendiamo, non sono ai livelli di D. Chapman e delle sue tragiche attenzioni verso John Lennon (Lou, non serve neanche dirlo, per indole ha sempre cercato di rifuggire da certi meccanismi tipici legati alla vita da rockstar). Il fatto è che ho apprezzato un po’ tutto quello che ha fatto, pure certa spazzatura targata Sentridoh o Folk Implosion perchè anche questa, comunque rappresentava sempre una porta in cui entravo ed intravedevo la sua vita immaginaria, qualche perla rara registrata in cucina tra i piatti da lavare, la sua camera zeppa di cose e la sua indeguatezza espressa in tutti modi: dietro le canzoni, dietro gli scarabocchi delle cover, dietro quegli occhialoni inguardabili da adolescente.

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Heroin In Tahiti – Sun and Violence (Boring Machines, 2015)

Se con Death Surf c’era chiaro riferimento allo spaghetti western, qui, per mole e durata, già si parla di kolossal, o meglio di kolossal discografico. Dopo gli assaggi del 7″ Peplum e del nastro Canicola, lo streaming del brano marcetta Black Market ha fatto da apripista a questo imponente doppio album. Che il brano in questione si riferisca in qualche modo al culto da mercato nero lasciato dal riuscito Death Surf come colpo di coda? So che non sarà vero, ma mi piace pensarlo. Indubbiamente le attese per il seguito si facevano sentire. Più che altro mi chiedevo se la formula degli Heroin In Tahiti, così ben congegnata e personale potesse avere degli sviluppi senza per forza consolidarsi in un suono troppo riconoscibile. Magari fatto con cura ma, che in fin dei conti, tolte le variazioni sul tema, non avrebbe aggiunto molto a quanto già detto.

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Airportman

Airportman – David (Lizard, 2014)

Atmosfere di cupo minimalismo accompagnano David, concept degli Airportman legato al tema della morte, in particolare alla storia di un suidicio. Questo progetto di lungo corso si abbandona per questa nuova uscita a linee spettrali di pianoforte e chitarra slegate tra loro, suonate in tempi diversi e in totale solitudine dai membri della band di Cuneo. Quello a cui assistiamo sembra l’ultima esalazione, l’ultimo sussurro strumentale di un corpo ancora caldo prima del rigor mortis.

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