Aperture – Stanze (Stray Signals, 2023)

Aperture sono Emanuele ed Elisabetta Porcinai, fiorentini trapiantati a Berlino. Lì i due fratelli hanno dato vita al loro progetto musicale. Definire semplicemente come “musica” il prodotto artistico del duo è riduttivo. Stanze è il loro secondo album ed è composto da nove pezzi di poetical ambient.
E’, soprattutto, il tratto sperimentale e free, su cui sono distese le parole dei due ad attirare l’attenzione. I tessuti di suoni, rumori e note sparse ricamati dal duo sono stupendamente liberi di librarsi in aria. Le voci, molto concrete e fisiche,  sono l’ancora che mantiene a terra i suoni, altrimenti già prossimi a toccare l’iperspazio.
L’opener Siren è un salire e scendere da un ipnotico percorso (a)ritmico. La voce si fa distorta come le musiche fino a scomparire delicatamente così com’era arrivata.
I pezzi in italiano hanno un tono ancora più sperimentale, per l’uso declaratorio della nostra lingua e sono affidati alla flebile voce maschile. Rimane estremamente interessante l’unione di musiche libere e testi poetici. Entrambe le espressioni artistiche potrebbero rimanere separate per la completezza e la loro autonoma bellezza. I fratelli Porcinai, invece, decidono di unire le loro anime, già biologicamente affini, per produrre un lavoro compatto e completo.
Anche l’aspetto visuale del disco è estremamente curato: Elisabetta, infatti, cura anche l’artwork, che risulta pulito ed incisivo.
Tornando alla musica, questa si dipana in un coacervo, solo apparentemente casuale, di rumori e suoni. Questi sono accostati, nella presentazione del disco, ai passaggi più “antichi” dei Sonic Youth. Personalmente trovo questo accostamento improprio: sono i lavori solisti di Moore, Gordon e Ranaldo, forse, a richiamare la musica di Aperture. Il gusto per la ricerca è la matrice di partenza per le musiche del duo.
Un elemento che mi colpisce particolarmente è l’alta fedeltà con cui è registrata la voce. Si sentono schioccare le sillabe nelle bocche degli artisti. L’effetto è quello di un reading ascoltato direttamente a venti centimetri dalla bocca di chi lo decanta.
Nonostante la sensazione che tutto sia complementare e studiato a pennello, restano degli spazi inesplorati nell’ascolto, che richiedono molta attenzione ed invogliano ad andare oltre al carattere “arty” del prodotto.

A conti fatti Stanze è un disco estremamente completo e stimolante. Il lavoro è capace di attirare attenzione senza disturbare ed, anzi, mantenendo toni che fanno accostare l’orecchio alla musica, invece di allontanarlo. È così che la musica, soprattutto quella più sperimentale, dovrebbe funzionar e, in questo caso, la magia si avvera splendidamente.