Antonello Cresti – Solchi Sperimentali (Crac, 2014)

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È uscito da un po’ il nuovo lavoro di Antonello Cresti, ma vale la pena parlarne comunque, sia a causa dell’onda lunga data dalla ristampa uscita quest’anno, sia in vista del nuovo cavallone che sarà generato dalla prossima pubblicazione di un Solchi Sperimentali interamente dedicato ai musicisti italiani, opera che si annuncia monumentale.
Il sottotitolo, Una Guida Alle Musiche Altre, ci dice chiaramente due cose: che qui si parla un po’ di tutto e che lo si fa senza pretesa di esaustività, ma secondo percorsi tracciati dall’autore, forse arbitrari, ma data l’onestà della cosa, assolutamente non limitanti: si potrà scegliere se seguirli o costruire i propri. In effetti, a mio parere, il libro dà il meglio di sé se letto in maniera asistematica, saltando da un capitolo all’altro senza necessariamente seguire l’ordine dato, all’inseguimento di una suggestione o di un’associazione di idee. In questo si è favoriti dalla struttura: brevi capitoli tematici che raccolgono la scheda critica di uno o due dischi capofila e, nella sezione Sulla Stessa Onda, segnalazioni più succinte ma esaurienti di artisti affini per suono, epoca o spirito, tutte corredate da un utile codice QR che consente, se dotati di smartphone, un immediato ascolto della musica in questione (peccato invece per l’assenza di un indice che avrebbe molto facilitato la consultazione). Capita così – ed è forse la qualità migliore del libro – che gente proveniente da ambiti e talvolta epoche diversi si trovi fianco a fianco, accomunata dallo spirito del suono, creando legami fra mondi lontani ma, a ben pensarci, forse non così incomunicanti (inaspettata ma davvero illuminante, per fare un esempio, l’associazione di Lino Capra Vaccina ai Raison D’Etre di In Sadness, Silence And Solitude!). Inutile dire come l’intento del testo sia puramente divulgativo (e già vedo i più “imparati” fra voi storcere il naso, contestando questo o quel giudizio e la presenza/assenza di qualcuno), ma  qualcosa da imparare c’è sempre, specie quando l’approccio alla materia è così libero e fuori dagli schemi. Ecco, ancora non ho detto quale sia questa materia, ma data la quantità di nomi tirati in ballo, farei forse prima a dirvi chi non c’è: dall’industrial al prog meno sputtanato, dalla musica etnica all’elettronica più di confine, se ci sono progetti che non hanno avuto paura di mettersi in gioco, qui li trovate. Qualcuno potrà pensare si rischi l’effetto minestrone, ma anche se fosse? È un piatto buono e che fa bene.