Andrea Giotto non è un parente alla lontana del celebre pittore toscano e non è neppure famigliare del magnate dei pennarelli che usavate da bimbi… chi è quindi costui? L’unica parentela a voi conosciuta di questo musicista di Vittorio Veneto è il cugino Marco Giotto, conosciuto come Be Invisile Now! Ed insieme al quale dà vita al progetto Be Maledetto Now!. Per quanto anche quest’ultimo duo sia di tutto valore, non ci siamo scomodati per fargli un’intervista singola solo per questo, anzi, molti forse non associano il personaggio alle diverse band, ma basti sapere che si tratta di un chitarrista storico dei With Love, di uno dei membri della Squadra Omega, dell’autore di vari progetti e di diversi dischi con il moniker di Nihil Is Me e di una serie di altre uscite. Gli ex With Love non sono stati fermi a guardare calcolando che Nico Vascellari si è fatto strada come artista contemporaneo, Giovanni Donadini oltre ad occuparsi di diversi progetti noise si è fatto conoscere per le serigrafie e Nicolò Fortuni si è messo a cantare negli Smart Cops, ma resta che Andrea Giotto, nonostante un profilo apparentemente più sommesso, in un certo senso è stato l’uomo del cambiamento prima e lo è rimasto dopo. Da sempre influenzato dalla musica anni ’60 e ’70, Giotto, in altri tempi era uno dei pochi ex hardcore kid a cui se parlavi di Perigeo e Pangea non veniva in mente i libri di geografia astronomica e di geologia delle superiori. Tenutario di un negozio di strumenti vintage, freak imperituro, insospettato ex calciatore e irrispettoso intervistato… ecco a voi un figlio del “Veneto che produce”.
SODAPOP: Giotto, sei l’uomo che ha cambiato i With Love, poi una serie di lavori come Maledetto Ottave, con tuo cugino come Be Maleddetto Now e come unico denominatore comune un retrogusto freakedelico che accomuna quasi tutte le tue produzioni. La tua influenza principale viene sempre dalla dopa perché sei un non-più-giovane-poeta-maledetto (…maledetto now, ovviamente)? O da quei dischi prog-italiani e non che nel corso di cicli e ricicli penso stiano per tornare in voga e che tu ascolti perchè fanno radical freak?
GIOTTO: Dirò la verità, nient’altro che la verità. Mi sarebbe piaciuto diventare un musicista classico accademico e non uno sporco fricchettone (verrà anche il mio turno) ma madre natura mi ha negato le virtù del perfetto strumentista (tecnica, memoria, applicazione) e così son finito a schiacciare tasti a caso. In principio erano i tasti della chitarra, anzi prima ancora del basso. Poi i tasti dei pedali, poi i tasti del computer, poi quelli dei synth, e alla fine i tasti del condizionatore, sopratutto d’estate. Tra un tasto e l’altro mi son pure tostato il cervello, ma quella è un’altra storia (ti ho mai detto che Marilyn Manson l’ho scoperto io?). Il prog mi ha salvato la vita quando ancora ne avevo una, adesso sono disperato e sopravvivo ascoltando il peggio del passato.
SODAPOP: Quindi sei uno di quelli che “si stava meglio quando si stava peggio”? Anche perché a seguire questo ed altri tuoi discorsi sembreresti un classicista eppure musicalmente non fai nulla di realmente reazionario, forse neppure gli Squadra Omega… sei un altro di quelli che “da dopo i ’70 non escono più dischi fighi”?
GIOTTO: Ho ascoltato minchiate stratosferiche uscite in anni “buoni” e grandi cose uscite di recente, così come il contrario; certo, (s)oggettivamente credo ci sia parecchia musica di cui ci si è dimenticati troppo in fretta. Noto una certa propensione allo sbilanciarsi con aggettivi iperbolici nei confronti di musiche attuali che tutto sommato ripropongono (più o meno) sonorità già ampiamente sviscerate e storicizzate. Se questo mio discorso ha una logica (e ribadisco se) non mi sembra il caso di scomodare l’infausta parola reazionario. Al massimo, propenderei per ragionare in un’ottica evolutiva. Ecco, forse credo nell’evoluzione più che nella creazione: bene o male tutto ciò che è adesso riprende, volente o nolente, ciò che è stato prima.
SODAPOP: Molto interessante, è un discorso che si apre verso parecchie direzioni, ma trovo più stimolante il fatto che tu ti stia dimostrando un po’ troppo intelligente e la cosa mi preoccupa… per di più anche nei With Love, c’era quest’aurea artistica che la gente ha associato a Nico (senza sminuire alcune cose del suo lavoro, anzi potere a Vascellari). Ritornando con il sedere per terra, perché non racconti qualche episodio che inquadri appieno i With Love… tipo il panino di merda, il vostro intercalare a bestemmie e queste cose che più che “art core” fanno molto “a strunz”…
GIOTTO: sono state dette così tante cose a (s)proposito dei With Love che ora come ora credo sia giusto ricordare quella banda per ciò che è stata, ovvero una seriosa arty rock band spintasi fin troppo avanti probabilmente grazie solo a numerosi agganci negli ambienti “giusti”, marchette fatte a puntino e false polemiche create ad hoc da managers arrivisti e privi di scrupoli. Ti prego di considerare frutto di faziosa falsità qualsiasi racconto (da fonte sia diretta che indiretta) che comprenda: panini con la merda offerti a membri golosi della banda, occhiali che volano su strade perdute, pisciate collettive in lussuose vasche idromassaggio ospitanti distinti signori, donne licantrope, donne misantrope, cani, cagnetti, malattie varie, litigi per spartirsi la torta (in senso letterale), cassette piene di barattoli di fagioli e mele al posto di cassette piene di merchandise, scatole di margarina avariata considerate al pari di immensi tesori, persone che raschiano fondi di furgone per recuperare rimasugli di brie, strani gavettoni pieni di umori, strani corsi di italiano per giapponesi, inopportuni lanci di petardi in sperdute metropolitane giapponesi, inopportuni furti (di cose, di idee, di sogni), inopportuni passaggi ad autostoppisti alcolizzati, inopportuni schiaffoni ad autostoppisti alcolizzati, inopportuni scambi di mutande sporche, inopportuni atti di teppismo dovuti a spleen tardo adolescenziale.
SODAPOP: Di Vittorio Veneto che ci racconti? Al di là di Nico anche Giovanni sta lavorando per delle grosse compagnie vero? I gruppi come Squadra Omega, la 8mm, i Lucertolas e gli A Flower Kollapse sono tutti gruppi molto validi? Vittorio Veneto è la Chicago “de noantri”? Residuati di ricchezza veneta andati a male? O humus generato da With Love, Bluid, Green Records e roba del genere?
GIOTTO: Per arrivare a Vittorio Veneto ci sono due uscite autostradali, la Vittorio Veneto Sud e la Vittorio Veneto Nord, però io preferisco andare per la statale Pontebbana, strada famosa per l’arte del meretricio. C’è una sorta di falso storico-geografico che riguarda tale ridente cittadina quasi-di-montagna ed i gruppi che ad essa a volte vengono associati. Probabilmente ciò è dovuto anche a With Love: anni fa si parlava di With Love da Vittorio Veneto perché Nico si occupava della corrispondenza del gruppo (ah, quando si usavano i francobolli saponati…) e dunque l’indirizzo era quello di casa sua a Vittorio Veneto. Gli altri della banda erano tutti sparsi tra Treviso ed altre zone, ma tant’è. La comunicazione funziona in modo strano… mi viene in mente il “famoso” triangolo emo Padova – Vittorio Veneto – Guastalla… questa è per pochi, ma chi la capisce adesso sta ridendo. Tornando a noi, di gruppi ce ne sono (sempre stati), in giro per il Veneto. Penso a quelli che hai nominato, ma anche ad altri; sarà stata l’aria inquinata oppure la cappa democristiana oppure l’influenza della Pontebbana o chessò, forse è colpa del prosecco. Sulle grandi aziende non mi esprimo, da queste parti ce ne sono troppe.
SODAPOP: Con gli Squadra Omega sembri parecchio coinvolto, eppure tutto sembra molto diverso rispetto ad un tempo e pure tu fai battute su un circuito morto e sepolto (e forse già putrefatto)… “si stava meglio quando si stava peggio”? Invecchi serenamente?
GIOTTO: Ci sono i giovani vecchi e i vecchi giovani. Io credo di stare a metà. Ho la tendenza a mediare le cose, spesso gli amici mi prendono per il culo proprio per questo motivo. Una volta parlavo con un prof universitario amico di amici che mi aveva dato un passaggio verso Bologna, il succo del discorso riguardava l’ignoranza tipica del musicista-esecutore, spesso tutto tecnica e poco cuore e la discussione si era fatta interessante ed era tracimata in questioni antropo-sociologiche, dopo un po’, citando Eco, costui mi dice “ragazzo, ti rendi conto che sei una sorta di apocalittico integrato?”. Sono passati alcuni anni ed ancora non ho capito se la cosa mi piaccia oppure no, però in effetti credo sintetizzi certi aspetti della mia persona(lità). Con questo intendo dire che sì, ho un approccio disincantato che mi porta a sparare spesso merda su (quasi) tutto, ma allo stesso tempo mi piace mettermi in gioco, magari sfiorando il limite del ridicolo. La Squadra è il massimo per me in questo momento! In un certo senso continua un percorso iniziato anni fa, ma spostando l’asticella in avanti. Alcuni riferimenti restano gli stessi, ma se ne sono aggiunti altri di imprescindibili. Rimane cioè l’approccio improvvisativo, ma con un occhio rivolto a mondi che anni fa conoscevo solo in parte.
SODAPOP: Beh, più che altro direi che per quel che ti conosco o per come ti conosce un po’ di gente stai risultando molto più serio di quello che uno si può aspettare, non che la cosa mi stupisca ma è così. Spesso mi capita di vedere persone molto dotate e molto riflessive che mirano a farsi passare per perfetti coglioni e per contro gente che tutto sommato ha qualità molto modeste che si prende dannatamente sul serio. Ora, che indirettamente ti ho fatto un complimento che forse non ti meriti (perché forse sei un cazzone che si finge cazzone per non apparirlo… ;-), ti tocca analizzare il tuo atteggiamento…
GIOTTO: Possiamo dunque dire che sono seriamente un coglione! Starò invecchiando, ma inizio a trovare abbastanza noioso il dover per forza mandare in vacca tutto e tutti. Ovvio che se ci incontriamo in giro possiamo stare due ore a sparare cagate e a ridere della nostra bava che cade sul pavimento ma altre volte credo sia più sensato tentare di dire qualcosa che non contenga espliciti riferimenti macrosessuali (o micro nel tuo caso). Non che ora io voglia urlare al mondo che sono una persona seria e che ho tante cose da dire, anzi… ne ho proprio poche, e molto spesso rasentano l’ovvietà. Però sì, a modo mio penso a ciò che faccio. Dai parliamo un po’ di politica adesso.
SODAPOP: …davvero: ho saputo che come tutti i tuoi conterranei sei leghista e hai più volte cercato di entrare in contatto telepatico con Borghezio per chiedergli qual è il senso della vita. Ora che ti è stato disvelato il quarto mistero di Fatima cosa ti senti di comunicarci?
GIOTTO: La segreteria di Borghezio mi ha contattato di recente. Vorrebbero usare una parte di Be Maledetto Now! come inno di una nuova corrente fantaleghista. Per fantaleghista intendo dei leghisti appassionati di fantascienza. A loro modo di vedere la nostra musica rappresenta esattamente la situazione sociopolitica della Padania. Il problema è nato quando io ho cercato di spedire i nastri originali ed ho scoperto che le rognosissime poste italiane non hanno ancora abilitato il servizio spedizioni verso la repubblica del nord. Spero riusciremo a superare quest’impasse, finalmente i miei vicini di casa mi vedono come un idolo e adesso sto rischiando una grossa figura di merda. Ti ho mai detto che Abisso Del Passato originariamente era un concept sui vicini di casa? Solo in seguito l’abbiamo trasformato in una faccenda sci-fi: ci siamo resi conto di essere degli alieni.
SODAPOP: Ma i tuoi vicini di casa lo sanno che sei una rock-starz? Io ho sentito che “la fica/ed il pisello” ti piovon addosso come pure lettere dalle ragazzine… se Chat Baker è stata una delle prime icone gay del jazz, tu potresti esserlo del punk-kraut-prog? Lui era depresso, tu sembri un po’ troppo felice: dai ti prego dimmi un po’ che sei un artista maledetto (anzi: be maledetto, per favore!)
GIOTTO: Non riesco a capire se la degenerazione delle tue domande sia proporzionale alla dabbenaggine delle mie risposte, ad ogni modo continuerò a trattarti come un adulto. Detto che a mio avviso la dicotomia omosessualità/jazz è esemplificata più dalla biografia di Lee Morgan che dalla parabola di vita di Chet Baker, vorrei poterti rispondere in maniera vaga ed al tempo stesso brillante, ma ho la netta impressione che sarebbe sostanzialmente inutile.
SODAPOP: E comunque diciamocelo: la figura dell’ artista maledetto ha strarotto i coglioni, quasi quanto la figura dell’artista tout court. Senti, mi hanno regalato un libro di Cage dove fra le righe subodora senza troppa fatica il sorgere della musica elettronica e di quella industriale (ok, quel tuo amico colto dice che Russolo era stato punk prima di lui ed è vero…). Ad ogni modo, io del libro guardo solo le figure, ma tu mi sembri abbastanza intelligente per rispondere a questa mia domanda seriamente: in che direzione andrà il suono e la musica nei prossimi anni? rumore? revival? minimalismo? kaos non musica?
GIOTTO: Immagino che ti abbiano regalato “Per gli uccelli” (…quello che non faceva riferimenti macrosessuali -ndr-), e adesso smettila di ridere ma sopratutto smettila di fare il finto gnorri, sei il capo dei nerd lì a nord ovest e chissà quante serate in cameretta hai passato a pensare “ma dove stiamo facendo, ma cosa stiamo andando” con gli occhi fissi su scaffali di lp senz’anima e qualche volta senza copertina. Per rispondere alla tua domanda mi verrebbe da iniziare con l’eterno ritorno dell’eguale, ma citare Nicce è out e allora ti citerei i Nice (ars longa, vita brevis) ma sarebbe ancor più out. Piuttosto, mi chiedo, è la musica che va da qualche parte o sono i musici che non sanno più dove andare? si cerca di contaminare, di amalgamare esperienze diverse, di inventarsi nuove soluzioni; questo succede, questo continuerà a succedere. Però così facendo si rischia di perdere in freschezza o quantomeno in autenticità. Ultimamente, per fare un esempio, trovo immenso piacere nell’ascoltare ensamble psichedelico-sahariani quali il Group Doueh. Sonorità tradizionali mescolate a chitarre elettriche ed effetti da quattro soldi. Una goduria, sia chiaro, ma a volte mi chiedo se questa sovraeccitazione non sia dovuta ad una sorta di spocchia da occidentale postcoloniale annoiato più che ad un reale e genuino coinvolgimento. Lo suonassero degli italiani, probabilmente mi farebbe cacare. Mi dirai, proprio tu che ti trasvesti da malachi favors? viviamo delle nostre contraddizioni, lo so. A costo di sembrare un disperazionista (ti regalo questo neologismo di bassa lega) dico che è bello che ci sia ancora tanta energia, tanta passione, tanto interesse ma in fondo in fondo credo che se ci guardiamo dentro sappiamo tutti che siamo già morti da un pezzo; questo è il “dark side of my mood”. Nel “bright side” ci metto tutto il resto, la pura gioia del fare cose – conoscere gente – esprimere se stessi – relazionarsi con ciò che è stato ed in un certo qual modo con ciò che sarà. Aggiungo un altro paio di pensieri, stamattina non ho un cazzo da fare. Spesso le Musiche che mi hanno dato di più sono originate o quantomeno fortemente influenzate da situazioni di contrasto socio politico. Penso al punk, al rap e prima penso alla psicadelia americana o al jazz (mi rendo conto di essere a rischio generalizzazione, e mi rendo conto che con questa tua domanda stai creando un mostro). Adesso, nell’epoca dell’ipod, della contestazione da pc, dello status su facebook, tutto si annacqua, si confonde, trasla di significato. Sta qui, forse, il punto più oscuro:quando la musica diventa solo muzak, sottofondo, perdendo le sue istanze sociorivoluzionarie e finendo per essere un soprammobile utile quanto un comodino in mezzo al mare. Con queste premesse, il fatto che sia caos o quiete non cambia nulla.