Anaïs – The Belle Of Amherst (Viceversa/Marsiglia, 2022)

Vidi in opera Anaïs una sola volta, sullo Psycho Stage dell’Arezzo Wave del 2001, anno in cui decisi di dichiarare guerra ai suonatori di bongo notturni e mattutini. Ancora non li conoscevo ed oggi mi pento di questa mia disattenzione. Ma qui niente bonghi, batteria che fila via liscia, chitarra, voce, il santino di Emily Dickinson sullo sfondo. il calore della voce di Francesca e dei suoni di Mauro Ghirlanda e Guido Zanone. I toni sono variabili e volubili, come la natura che circondava la casa (ora museo) al 280 di Main Street. Chiudendo gli occhi è impossibile non immaginarseli lì gli Anaïs, magari suonando una commovente My Letter To The World proprio a lato dell’entrata, tutti e tre vestiti di chiaro. È un tuffo in un mondo di puro cuore, sette brani intensi, con qualche grammo di nervosismo in alcuni più che in altri, con uno sguardo femminile sul mondo che unisce quello di Emily a quello di Francesca, nell’attenzione alle piccole cose: una mosca, un fiore, una bambina. Cose piccole ed indispensabili, come le attenzioni per mantenere coerente ed intimo il suono di una band che è cresciuta insieme. Quando, in chiusura, Heart si interrompe ci si ritrova sorpresi e sospesi. Tratteniamo il fiato per ascoltare le ultime note e le ultime parole, puntiamo il segnalibro soltanto per poter riavviare ancora una volta il disco e poi via ancora, sull’asse Liguria – Massachussets.