An Moku & Yes It’s Ananias – Fluxus Verve (Autoprodotto, 2023)

Del duo in questione (Dominik Genzler e Nicholas Streichenberg) parlammo un paio di mesi fa in occasione dell’uscita del loro primo singolo, qui contenuto, Salz & Honig. L’uscita del loro album congiunto, Fluxus Verve, era attesa con molta curiosità, per capire se la loro visione dell’universo ambient degli anni ‘60 e ‘70 potesse risultare credibile ed avvolgente come immaginavamo grazie alla strumentazione vintage di Yes It’s Ananias (un Fender Rhodes ed un Elka) ed agli ammenicoli di An Moku.
Quel che posso dire, dopo l’ascolto del disco, è che i nostri giocano tenendo i ritmi bassi e trasportandoci in una sorta di flashback narcotico. Prendete Schwarzer Plüsch, immaginatela a sostenere le immagini della vostra infanzia, le super 8 con i primi passi, le partite ad hockey sul laghetto ghiacciato sotto casa. Poi però calatevi anche nello stress battagliero della contestazione, con dei sussulti sonori che sanno di tensione ed amarezze. A tratti si ha la sensazione di ritrovarsi in una raccolta di library music fatata, in cui i suoni didascalici prendono il volo, leggerissimi, lasciandoci sfinire nello spazio. La coppia si prende i suoi tempi, stirando le composizioni fino a farci entrare nella loro bagna e diventare un tutt’uno con dei carillon della perdizione, come in Verve, abbassando i ritmi, giusti quei minimi rintocchi che possano risvegliare i corpi dopo sessanta anni di sonno programmatico. Le ambientazioni sono calde, romantiche ed accoglienti come in Schönheit der Bewegung, la bellezza del movimento, che ci riempie  di un’estatico tepore. Poi viaggi spaziali densi ed aerei, un’amniotica suite che rapisce i sensi ed una chiusura che sembra rubata ad un giradischi danneggiato, dal quale esce il suono della fine. L’unione fra An Moku e Yes It’s Ananais ci trasporta altrove, riportandoci indietro erstaunlich.